mercoledì 11 settembre 2013

Omicidio Katia Tondi - Dal Pool Difensivo di Emilio Lavoretano marito della Vittima

 
1 - Comunicato Stampa di Carmelo Lavorino (12 Settembre 2013)
2 - Comunicato Stampa a confutazione delle dichiarazioni di Carlo Tondi, padre biologico della vittima, rilascaite al settimanale GIALLO (6 Settembre 2013).

1- COMUNICATO STAMPA DI CARMELO LAVORINO (12 Settembre 2013)
Un'accusa d'omicidio che non regge
L'iscrizione di Emilio LAVORETANO per l'omicidio della moglie Katia Tondi nel registro degli indagati  è l'indicatore di un'obsoleta metodologia investigativa e, soprattutto, il preoccupante allarme di un altro delitto irrisolto all'italiana, quindi, di una grossa sconfitta investigativa degli inquirenti che prima o poi arriverà.
È un'impostazione investigativa che, a mio avviso, non regge per una serie di motivi del tipo logico, tecnico, scientifico, criminalistico, criminologico e investigativo.
Ad esempio, una grossa contraddizione è che l'11 settembre 2013, il PM ha fatto effettuare il sequestro probatorio dell'appartamento dove è stata uccisa Katia Tondi ben dopo 50 giorni l'assassinio, addirittura dopo che vi sono entrate senza protezione decine e decine di persone, dopo che noi abbiamo chiesto al PM di cercare tracce latenti avvalendosi della Polizia Scientifica.
Sarà strano, ma vedo una coincidenza fra le dichiarazioni accusatorie di Carlo Tondi contro Emilio apparse su qualche giornale e l'iscrizione di Emilio nel registro degli indagati. Domanda, visto che esiste il segreto istruttorio: "Qualcuno sapeva che Emilio era stato puntato senza ritorno e che lo stavano iscrivendo sul registro degli indagati?". Penso proprio di sì, ed è in questo delicato momento e snodo giudiziario-investigativo che si stabiliscono connivenze e cinghie di trasmissione "mediatiche-investigative-giudiziarie", con lo scopo di apparire e seminare il seme vincente del sospetto.
Attenzione: che non si tenti di ripercorrere il "modello Parolisi" perché qui tutto è diverso! Qui gli scenari alternativi ci sono! E ci sono tanti indicatore del crimine che demoliscono l'impianto accusatorio!

Innamoramento del sospetto
Purtroppo sin dall'inizio abbiamo assistito al puntamento indiscriminato del marito della vittima, al c.d. "innamoramento del sospetto" che poi diviene "innamoramento della tesi", alla ricerca spasmodica di elementi a favore dell'impianto colpevolizzante.
Ma, il sospetto – scriveva Francis Bacon – è fra i pensieri dell'uomo come il pipistrello fra gli uccelli: vola sempre al tramonto.
Il tramonto porta la notte, la notte il sonno. E il sonno della Ragione genera i Mostri dell'Errore giudiziario (per dirla alla Goya).

Cosa abbiamo chiesto e indicato agli inquirenti
Noi precursori e specialisti delle indagini difensive (sia per la parte offesa, sia per l'indagato), abbiamo indicato agli inquirenti piste investigative molto interessanti, profili criminali di soggetti ignoti molto precisi e logici, attività investigative proficue e professionali.
Abbiamo chiesto agli inquirenti di conoscere quanto segue:
- avere contezza dei risultati delle indagini biologiche sugli oggetti compatibili col "mezzo costrittorio arma del delitto" quali lacci, cinghie, corde, fili elettrici e similari che devono essere stati sequestrati dalla Polizia giudiziaria la sera del delitto in seguito all'intervento sulla scena del crimine;
- avere contezza dei risultati degli accertamenti tecnici dattiloscopici effettuati dalla Polizia scientifica su tutti i luoghi/zone e gli oggetti d'interesse investigativo che la combinazione criminale ha indubbiamente dovuto toccare per aprire la borsa della vittima, i cassetti e gli armadi;
- avere contezza delle risultanze dei tabulati telefonici dalle ore 11,30 alle ore 22,30 del 20.07.2013 di una dozzina di persone con l'indicazione del numero chiamante e del chiamato e i rispettivi codici IMEI, del tipo e dell'orario della chiamata, della durata della comunicazione, delle BTS (stazioni radio base d'aggancio) dei rispettivi terminali e delle direzioni d'irradiamento (azimut) del segnale di ogni BTS o cella telefonica, detta richiesta è avanzata sia per impostare un'esatta MACREV (Matrice Cronologica Ricostruzione Evento), sia per motivi di ordine investigativo e logico.
Naturalmente (!?) le richieste sono state rigettate, ci auguriamo solo che qualcuno abbia disposto e/o effettuate le suddette attività...

Ed ancora:
Sono state prese alla vittima le temperature corporee? E' stata presa la temperatura ambientale interna? E quella esterna?
La scena del crimine è stata isolata?
Sono state repertate tutte le tracce criminali? Come sono state discriminate le tracce criminali?

Abbiamo richiesto altresì le seguenti attività d'indagine:
  1. ricerca del Dna mitocondriale nel capello repertato fra le dita della mano destra della vittima;
  2. ricerca di Dna sulla molletta per i capelli repertata dal sottoscritto ct prof. Lavorino sulla scena del crimine in occasione dei sopralluoghi effettuati, verbalizzati e documentati;
  3. ricerca di Dna sui due capelli repertati dal sottoscritto prof. Lavorino in occasione dei sopralluoghi effettuati, verbalizzati e documentati, e comparazione fra i loro Dna ;
  4. comparazione del Dna del capello punto 1) con il Dna dei capelli del punto 2);
  5. acquisizione delle telefonate agganciate fra le ore 18 e le 21 del 20.07.2013 da tutte le BTS che coprono a zona del delitto, in quanto si ritiene – se trattasi di omicidio effettuato da un soggetto con un complice che gli faceva da “palo” - che sia stato dato l'allarme al rientro del marito previa telefonata e che, precedentemente, possa esserci stata attività di controllo e di comunicazione per motivi di autosicurezza e di modus operandi;
  6. ricerca – a cura della Polizia scientifica - tramite luci forensi di tracce biologiche sul corridoio e il muro relative all'interazione della “diade omicidiaria” vittima-assassino, in quanto il sottoscritto ritiene che sul muro possano esserci tracce latenti d'interesse investigativo-criminalistico-criminologico;
  7. ricerca – a cura della Polizia scientifica - di tracce biologiche sulle scarpe della vittima (specialmente ai lati) e sui vestiti, in quanto si ritiene che la stessa possa essere stata messa in posa per motivi di ordine psicologici e tattici (atti di matrice psicologica, atti esecutivi e di modus operandi, atti di autosicurezza);
  8. ricerca di tracce biologiche – a cura della Polizia scientifica - sui  vestiti della vittima zone del collo, in quanto si ritiene che la stesse possano contenere sudore, tessuto epiteliale e liquidi biologici dell'assassino lasciati in occasione dello strangolamento;
  9. controllare i filmati di Emilio Lavoretano al supermarket per verificare se  lo stesso fosse pedinato, controllato ed attenzionato;
  10. attenzionare alcune persone interessanti dal punto di vista investigativo.
Saranno esperite le attività sopracitate che noi privati non possiamo mettere in essere ma solo chiedere/indicare al Coordinatore delle indagini? Come, quando, in che modo, con quale livello di qualità saranno esperite? Da chi? E in che modo e con quale obiettivo primario saranno organizzate, coordinate ed assemblate?
    L'assassino non può essere il marito
Appare evidente per una serie di motivi medico-legali, logici, di possibilità esecutiva, di atti commessi dall'assassinio (prima, durante e dopo il crimine) e dal suo modus operandi, dai movimenti del marito e dal suo fortissimo alibi, da molti indicatori del crimine e della triade criminodinamica, che l'assassino non è il marito bensì è altra persona con caratteristiche psicologiche, personali, di conoscenza, di movente e d'interesse, d'intervento, di controllo, d'intrusione, di capacità e di opportunità esclusive e speciali, che non sono certamente del marito.
Si va così dalla vendetta privata per motivi personali psicopatologici all'omicidio d'impeto in seguito a litigio, a omicidio in seguito a rapina, a omicidio maniacale: ogni scenario possiede indicatori esclusivi, speciali, dedicati e incompatibili (in parte o tutti) con gli altri!

Noi faremo luce sull'omicidio ed aiuteremo la Giustizia
Ora a noi del CESCRIN nominati e incaricati dall'avv. Natalina Mastellone, da Emilio Lavoretano e dalla sua famiglia, spettano due compiti facce della stessa medaglia e molto forti: 1) individuare il vero assassino di Katia Tondi; 2) salvare Emilio Lavoretano dal sospetto.



COMUNICATO STAMPA A CONFUTAZIONE DELLE DICHIARAZIONI DI CARLO TONDI RILASCIATE AL SETTIMANALE GIALLO (6 settembre 2013)
DELITTO KATIA TONDI. Il profilo dell'assassino.
Confutazione alle dichiarazioni di Carlo Tondi, padre biologico della vittima.

Le risultanze degli accertamenti autoptici, gli indicatori della scena del crimine e dell'omicidio, le tracce lasciate dall'assassino, lo studio dell'azione del soggetto ignoto aggressore, il calcolo dei tempi esecutivi utili all'azione criminale, le opportunità godute dall'assassino, le sue possibilità e le capacità dimostrate, le informazioni e i dati investigativi in nostro possesso ci fanno ritenere con totale certezza che l'omicidio sia stato commesso da un soggetto esterno al marito, un soggetto ignoto fortemente motivato, organizzato nell'intrusione, calcolatore dei tempi e del modus operandi, abile nei movimenti e nell'azione di autoccultamento, che ha preferito stazionare sulla scena del crimine per una serie complessa di motivi.
Tutti gli scenari omicidiari sono al vaglio investigativo-criminologico del nostro gruppo di lavoro, essi prevedono:

(1) l'eliminazione per tacitazione testimoniale in seguito a intrusione per furto, rapina o tentativo di violenza,

(2) l'omicidio per vendetta con movente psicopatologico in seguito a fissazione estrema,

(3) il contesto dell'uccisione in seguito a litigio per futili motivi,

(4) l'opera di un maniaco erotomane atipico.

È meglio che qui parlino solo i professionisti specialisti in omicidio e gli altri stiano zitti, altrimenti fanno solo danno!
Appare irriverente e “originale” quanto avrebbe dichiarato il sig. Carlo Tondi, padre biologico della vittima (improvvisatosi investigatore, criminologo e criminalista), nell'articolo pubblicato dal settimanale Giallo, laddove afferma che “l'assassino è nella famiglia”. Diciamo noi: ma come si permette questa persona? In base a quali elementi propala un'affermazione così grave? Si rende conto che butta fango addosso a una famiglia distrutta dal dolore? Se ha dei sospetti li dichiari e li motivi agli inquirenti, ma non faccia la super star investigativa! Come mai si fa vivo dopo tanti anni di latitanza offrendosi ai media?
Inoltre, Carlo Tondi ha dichiarato che frequentava la figlia Katia, che aveva un ottimo rapporto con la stessa, che conosceva ed amava il nipotino Ivan, che conosceva le abitudini della figlia: queste le sue frasi riportate dal settimanale Giallo: “Lei era molto scrupolosa, non avrebbe messo in pericolo il bambino che adorava. Conoscendo mia figlia, non credo proprio che lei avrebbe messo in pericolo il bimbo che adorava. Quando l'andavo a trovare lei era sempre attenta e prudente quando apriva la porta, e lo era ancora di più dopo la nascita del bambino. (…) Quando guardo il mio nipotino non posso fare a meno di pensare che questo povero bambino è rimasto senza l'affetto di sua madre”.
Ebbene, dalle informazioni che a suo tempo ho assunto da Antonio Tondi e Assunta Giordano fratello e madre della vittima, da Emilio Lavoretano marito, dai suoceri della vittima e dalla cognate, è emerso in modo compatto, certo e indiscutibile quanto segue:
  1. non è vero che Carlo Tondi frequentava la figlia, non era mai andato a trovarla, non la conosceva minimamente;
  2. Katia Tondi aveva una sorta di terrore e di avversione verso il padre;
  3. Carlo Tondi non era presente al matrimonio di Katia, tanto che la donna è stata accompagnata all'altare dal fratello Antonio;
  4. Carlo Tondi non era presente al battesimo del nipotino e non lo aveva mai visto, tanto che credeva che si chiamasse Giovanni e non Ivan;
  5. Carlo Tondi era inviso alla moglie ed ai figli.
La presente precisazione è motivata dal fatto che il sottoscritto è stato incaricato da Emilio Lavoretano marito della vittima, Assunta Giordano e Antonio Tondi madre e fratello della vittima, di svolgere l’incarico professionale: Omicidio Katia Tondi, procedimento penale nr 6741/2013 Mod. 44 Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, di elaborare relazione tecnica di analisi criminalistica criminologica investigativa, di analisi della scena del crimine sull'omicidio di Katia Tondi e di tutte le tracce riferibili all'omicidio con lo scopo di (1) individuare e definire il modus operandi della combinazione criminale responsabile dell'omicidio; (2) tracciarne il profilo logico esecutivo comportamentale criminale; (3) individuare elementi utili all'individuazione della suddetta combinazione criminale”, e che quindi non può permettere che le esatte affermazioni-dichiarazioni rilasciategli dalle parti incaricanti (di fronte a testimoni) vengano smentite da personaggi in cerca di visibilità mediatica ed altro, con dichiarazioni oltretutto insinuanti, apodittiche e caotiche.
Prof. Carmelo Lavorino CT delle persone offese Emilio Lavoretano, Assunta Giordano, Antonio Tondi, con incarico depositato presso il Tribunale di S. M. Capua Vetere.
Roma, 6 Settembre 2013