lunedì 30 giugno 2014

CESCRIN - Centro Studi Investigazione Criminale


ROMA - Seminario di Studi CESCRIN

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                                                                            Primo Seminario del 2015
"Scena del Crimine e Tracce Criminali: Analisi e Interpretazione Sistemica"

martedì 24 giugno 2014

Bossetti Killer di Yara SE E SOLO SE...

Nella Logica Investigativa Criminale esiste il doppio condizionale "SE E SOLO SE si verifica la CONDIZIONE ALFA ... THEN ELSE (ALLORA NE CONSEGUE CHE)".

Nel caso di Yara con Bossetti presunto colpevole abbiamo le seguenti CONDIZIONI VINCOLANTI CONDIZIONANTI ESCLUSIVE:
1. SE e SOLO le due tracce col Dna di Ignoto 1 misto al sangue di Yara sono contestualizzabili con l'azione aggressiva lesiva contro Yara IL DNA È DELL'ASSASSINO DI YARA.
2. SE  E SOLO SE il DNA di Ignoto 1 è riferibile al livello di identità assoluta con quello di Bossetti allora Bossetti è Ignoto 1.
3. SE E SOLO SE le condizioni 1 e 2 sono vere allora Bossetti è l'aggressore di Yara.
4. SE E SOLO SE sono vere le condizioni 1.2.3 allora il DNA sulle mutandine e sui leggins di Yara assurge a rango di prova.
4.B. SE E SOLO SE il Dna di Ignoto 1 è il Dna di Bossetti ed è il Dna dell'aggressore ALLORA Bossetti è l'aggressore omicida di Yara.
5. Gli Inquirenti devono dimostrare quanto segue: a) Bossetti era sui luoghi, sulle zone e sui percorsi del crimine nei momenti critici e topici; b) Bossetti conosceva o era entrato in contatto di reciprocità letale con Yara; c) i tabulati telefonici, le stazioni radio base di aggancio, le direzioni d'irradiamento delle celle telefoniche e i movimenti di Bossetti sono tali da posizionare Bossetti sui luoghi del crimine; c) le tracce telematiche, tecnologiche, mnestiche e comportamentali di Bossetti sui luoghi del crimine sono tali e tante da non permettere altra soluzione al di fuori della sua colpevolezza; e) Bossetti non ha alibi e/o ha prodotto alibi falsi e/o ha prodotto menzogne, informazioni false e contraddizioni sospette e depistanti; f) Bossetti è un soggetto pedofilo, quindi, con atti precisi che dimostrano tale perversione; g) le tracce e le microtracce rinvenute sul corpo di Yara sono riconducibili (anche in parte) esclusivamente a Bossetti, in modo da creare il  COLLEGAMENTO ESCLUSIVO TOTALIZZANTE ASSORBENTE FRA ASSASSINO E VITTIMA.

LA Difesa di Bossetti dovrà confutare e demolire in modo logico, scientifico e organizzato l'impianto accusatorio sopracitato.

La Difesa dei Familiari di Yara dovrà lavorare e vigilare affinché non siano commessi errori, leggerezze o imperfezioni e, contemporaneamente,  dovra offrire spunti ed analisi utili alla dimostrazione della colpevolezza di Bossetti.

I Giudici dovranno porsi sul gradino sopra gli uomini e prima di Dio, il posto che compete loro , e valutare aldilà di ogni minimo dubbio, con freddezza e scienza e consapevolezza, le PROVE: IL RESTO SONO VUOTE CHIACCHIERE ED ARRAMPICAMENTI SUGLI SPECCHI.

mercoledì 18 giugno 2014

Sintesi delle interviste sinora rilasciate sul caso Yara Gambirasio

     Confermo il profilo criminologico-investigativo-esecutivo dell'assassino di Yara che tracciai nel 2011, ricordando che trattasi di uno strumento utile alle indagini e che nel mio metoto (MOCCI – Modello Operativo Criminalistico Criminologico Investigativo Intelligence) viene applicato analizzando: (1) gli atti di modus operandi ed esecutivi, di matrice psicologica e ritualistici, di autoconservazione e depistaggio messi in essere dal soggetto ignoto (chiamasi TRIADE CRIMINODINAMICA); (2) le scene, i luoghi e i percorsi del crimine relativi vittima e soggetto ignoto; (3) la vittimologia e le evidenze medico-legali e criminalistiche; (4) tutte le caratteristiche di capacità, possibilità, opportunità e logistiche usufruite dal soggetto ignoto; (5) le risultanze info-investigative e criminologiche della fattispecie.
È altamente probabile che l'assassino di Yara – nella sua doppia vita alla mr J e dottor H - abbia tentato di esaudire e gratificare i propri bisogni intimi e le fantasie sessuali recondite e inconfessabili puntando altre ragazzine, organizzando una vita parallela di predatore, dotandosi di strumenti e logistica utili a tali scopi, effettuando vacazioni e movimenti sospetti
Ora gli inquirenti, per dimostrare al 100% la precisione dell'impianto accusatorio contro il sig. Bossetti, dovranno provare aldilà di ogni dubbio che (1) il dna di "ignoto 1" è di Bossetti, (2) tale traccia ha una connessione temporale, esecutiva ed esclusiva con l'omicidio, (3) vi è nesso eziologico e di ragion sufficiente fra detta traccia, l'omicidio e il Bossetti, (4) l'uomo era sulle scene dei luoghi, dei percorsi e dei fatti nei momenti topici, (5) tutte le tracce del tipo comportamentale, storico, mnestico, telematico, determinanti e metadeterminanti portano a lui ...tanto per cominciare.

martedì 17 giugno 2014

ESATTO IL PROFILO DEL KILLER DI YARA GAMBIRASIO GIA' NEL 2011

Questo è il profilo dell'assassino di Yara che tracciai a suo tempo (2011), pubblicato dai media e riportato da alcuni emittenti, fra cui TG5, RAI Uno e SKY.

È il ''Classico soggetto insospettabile, di buona famiglia, con dei figli della stessa età della vittima e che gode della sua fiducia, proprio perché era considerato soggetto non pericoloso e che ha potuto abbattere le difese della vittima grazie al rapporto di frequentazione, di conoscenza e di fiducia''.
Circa 40 anni. Si presenta come "timorato di Dio", affettuoso e premuroso padre di famiglia.   
E' un territoriale.
Ha perso il controllo, ha cercato di effettuare un'aggressione del tipo sessuale nei confronti della piccola Yara, ma quando ha capito di essere andato oltre, ha temuto di essere denunciato e di perdere il rispetto e la dignità e di vedere infangata la propria situazione sociale: così è passato all'atto distruttivo aggressivo'.
È il predatore occasionale che approfittando della situazione, delle opportunità e della vulnerabilità vittima, slatentizza l'istinto assassino dopo quello sessuale aggressivo, perde il controllo, si fa dominare dalle fantasie sessuali e dai desideri repressi: perde il controllo, ghermisce, attacca, colpisce, uccide
Ricordo che in una trasmissione di Rai 1 condotta da Mara Venier venne messo in onda anche l'intervista dove tracciavo il suddetto profilo, e qualcuno fece la battuta infelice e invidiosa: "...vuole fare vedere quanto è bravo...!". Bontà sua!!!

Alla puntata di Top Secret del 5 marzo 2014 ho dichiarato: (1) che Yara Gambirasio ha ricevuto un sms alle 18:25 da una sua amica (Martina), che le ha risposto alle 18:44 e che ne ha ricevuto un altro alle 18:49; (2) che quindi sino al momento della risposta - h 18:44 -  Yara non era stata aggredita e disattivata, era all'interno del veicolo che la trasportava, non era in stato d'allarme; (3) che aveva fiducia nel suo assassino anche all'interno del veicolo in movimento.
La mattina del 6 marzo 2014 i cronisti dell'Eco di Bergamo mi hanno confermato l'evento dei tre sms, delle dichiarazioni di Martina, del tracciato delle BTS (celle telefoniche). E i tabulati telefonici dichiarano in tal senso.
Il tutto, compreso il DNA dell'Ignoto 1, si salda col profilo che tracciai a suo tempo laddove definii un "soggetto sui 40 anni d'età...insospettabile...".

lunedì 16 giugno 2014

Strage di Motta Visconti: sintesi di alcune interviste

PENSIERI DEL PROF. CARMELO LAVORINO
Strage familiare, omicidio del tipo domestico, parzialmente premeditato nel c.d. "ciclo vitale del crimine". Uxoricidio più infanticidio: moglie e figlioletti. Eliminazione con massacro tramite arma bianca, con sgozzamento e fendenti.
Omicidio fantasticato, immaginato e desiderato da Carlo Lissi, con l'obiettivo finale di liberarsi dell'ostacolo della famiglia ed essere così libero di potere essere "gradito" alla donna desiderata e bramata (la collega di lavoro), quindi, omicidio per ricerca della libertà, con lo scopo immediato di punire la moglie "rea" di averlo indotto a tradire il sogno e l'illusione della fissazione verso la collega, con il movente "cuscinetto" del fastidio, del rifiuto e della routine familiare. Gli omicidi e le fantasie più terribili nascono nella mente e dalla mente, in essa prosperano e si alimentano per poi divenire mostri del pensiero e dell'azione.
Lissi doveva uccidere per liberare le proprie fantasie e se stesso; doveva essere libero da legami familiari per potere pensare di "avere" per sé la donna che gli aveva fatto perdere la testa, ed ha pensato: "Per scendere nell'inferno e per goderlo devi sterminare gli angeli". E così ha eliminato, in un momento di slatentizzazione dell'istinto omicida e di perdita totale di tutti i freni inibitori e morali, i tre  apparenti ostacoli al suo sogno folle e criminale, usando il classico strumento di morte indicatore di passionalità, di contatto fisico e corporeo "vittima-assassino" e di chiara volontà assassina: il coltello domestico. Ha ucciso la moglie dopo un rapporto sessuale col pugno fracassante e la lama penetrante, successivamente ha sgozzato i figli e poi, lucidamente, guidato dalla sua ombra malvagia e crudele, amorale e lucidamente folle, ha attuato il depistaggio e il procacciamento dell'alibi.
L'organizzazione, la premeditazione, la logistica e il modus operandi sono del tipo non professionale. Di fatto Lissi ha depistato le indagini, ha alterato la scena ed ha attuato la messiscena in modo dilettantesco e privo di logica poliziesca-investigativa: ha commesso molti errori, non ha calcolato i tempi, si è procurato un alibi traballante, ha lasciato tracce evidenti, si è disfatto dell'arma in modo frettoloso, non si è autodeterminato a eludere le indagini e ad affrontare la graticola degli inquirenti e degli interrogatori. Quindi: modus operandi semplice, violento ed efficace, utile al massacro ma non al depistaggio ed all'autoconservazione; livelli criminali di basso tenore non adatti per sfuggire alle indagini e "godere" il frutto del crimine; crudeltà ed egoismo al massimo livello; omicidio del tipo mostruoso.
Carmelo Lavorino

PUBBLICHIAMO UN PENSIERO DEL DOTT. ENRICO DELLI COMPAGNI
Il triplice omicidio avvenuto a Motta Visconti nel milanese è quello che può definirsi una strage familiare compiuta da un Family mass murderer. Si tratta coloro che fanno strage della propria famiglia, di persone parallelamente intese e considerate tali. A volte l'azione omicidiaria si allarga coinvolgendo nel ruolo di vittime anche altri parenti, semplici conoscenti, vicini di casa, o anche persone sconosciute all’assassino che in quel momento si trovano sul luogo della strage (ad esempio ignari passanti). Solitamente l’autore dell’eccidio si toglie la vita, è per questa condizione che spesso di parla di suicidio di massa familiare o suicidio allargato alla famiglia, mass murderer/suicide. Quando ciò non avviene si può parlare di un Family mass murderer Strumentale, cioè che ha pianificato l'omicidio che rappresenta uno strumento per raggiungere uno scopo ben preciso. Nel caso di Carlo Lissi è possibile parlare di un soggetto “Emancipatario o alla ricerca della libertà”. Esistono delle dinamiche familiari apparentemente sane, ma che in realtà nascondono patologie comunicative e relazionali tremendamente disturbate. In casi di questo tipo la pianificazione è un elemento fondamentale ed essenziale dei delitti. Essa presuppone una volontà omicidiaria e una lucida determinazione, elemento spesso presente negli adolescenti o tardo adolescenti che uccidono i genitori alla ricerca di libertà. Per questo è possibile considerare che ci troviamo di fronte a un soggetto immaturo, con una profonda insofferenza verso quelli che possono essere definite le responsabilità familiari che inevitabilmente contrastavano con il proprio pensiero di libertà. Un soggetto narcisista che al fine di soddisfare un bisogno, per affermare il proprio Io ha deciso di fare scempio della propria famiglia.
Aspetto psicodinamico: gli strumentali commettono la strage al fine di ricavarne qualcosa di concreto. Essi tendono alla realizzazione di soddisfazioni materiali quali appropriarsi anzitempo dell’eredità, usufruire di beni che al momento gli sono proibiti, liberarsi da un controllo asfittico dei genitori/consorti. Questi family mass murderer solitamente premeditano la strage, tentano di depistare le indagini, al fine di poter usufruire del bene strumentale per il quale hanno ucciso. Non si costituiscono e quasi mai si suicidano, soprattutto se sono adolescenti, anche perché solitamente ancora non elaborano completamente il senso di colpa e la gravità del reato commesso. Al momento in cui vengono catturati tendono a dichiararsi innocenti almeno nei primi momenti per poi crollare e raccontare lucidamente l’accaduto senza la benché minima emozione (es. De Nardo e Maso). In questa categoria, che è composta solitamente da figli che uccidono i genitori, l’età media è molto bassa ed è possibile dire che di solito trattasi di family mass murderer adolescenti, tardo adolescenti, che comunque vivono ancora all’interno della famiglia di origine, difficilmente si possono considerare adulti anche se l’età anagrafica ne attesta il contrario. (Rif. Bibliografico “Profili criminali e psicopatologici del reo” cap. I family mass murderer di Enrico Delli Compagni- Maggioli Editore)
Dott. Enrico Delli Compagni
- Psicologo clinico e forense - Direttore Comunità Educativa "SIRENA"
Giudice Esperto presso il Tribunale di Sorveglianza di L'Aquila
Consulente e docente CE.S.CR.IN (Centro studi Criminalistici Criminologici Investigativi)
Socio S.I.C. (Società Italiana di Criminologia) - Iscritto all’Albo dei Periti del Tribunale di Teramo