lunedì 27 giugno 2011

Omicidio di Serena Mollicone - Giallo di Arce

Si potevano evitare dieci anni di stallo investigativo-giudiziario sulla morte della ragazza e 17 mesi di ingiusto carcere al carrozziere Carmine Belli.
Con molto ritardo si comincia a fare luce sull’assassinio di Serena Mollicone, tentando d'illuminare la foresta nera dei poteri occulti e delle strane connivenze. Ancora una volta risultano determinanti l'armonia delle scienze criminalistiche, crimonologiche e investigative e l'analisi seria e scientifica della scena del crimine, delle tracce criminali e del profilo criminale del soggetto ignoto.
Auguriamoci che le tracce biologiche repertate e decodificate sugli indumenti della vittima appartengano all'assassino e o ai suoi complici.
Ricordo che all’interno del  nastro adesivo che legava e stringeva le gambe di Serena vennero repertati due frammenti di impronte digitali, indicati come reperti 15.a e 15.b, di cui uno con ben dodici punti caratteristici: dodici punti non sono certezza di compatibilità assoluto, ma sono un OTTIMO INDIZIO INVESTIGATIVO.
Ora è giunto il momento di chiedere definitivamente scusa a Carmine Belli, il carrozziere di Arce che venne ingiustamente sospettato e incarcerato del delitto, che venne assolto in primo grado, in appello e in cassazione grazie alle attività del sottoscritto, del CESCRIN, dei consulenti dott. Enrico Delli Compagni, Marco Lilli, Giusy Ruffo e Dante Davalli ed ai legali Silvana Cristofaro, Romano Misserville (primo grado) ed Eduardo Rotondi (appello e cassazione).
A suo tempo proponemmo un profilo criminale dell’ignoto autore dell’omicidio che ne definiva sia le caratteristiche di possibilità, di opportunità, di conoscenza dei luoghi e della vittima e di capacità; sia le caratteristiche psicologiche, comportamentali, tecniche, organizzative, logistiche ed esecutive per fare quello che a Serena venne fatto: cattura, morte, trasporto, ferocia imbalsamatoria, composizone del corpo e della scena; sia gli scenari omicidiari con movente, intento primario, contesto, territorio e circostanze.
Finalmente gli inquirenti hanno deciso di sbucciare le bucce mai sbucciate.

sabato 18 giugno 2011

Vergognosa condanna per Antonella Conserva

Dopo che la Cassazione nel dicembre 2010 aveva annullato per illogicità e per carenza di motivazioni la sentenza della Corte d'appello di Bologna  (seconda sezione) contro l'imputata Antonella Conserva, ieri, 17 giugno 201, la prima sezione della Corte d'appello di Bologna l'ha condannata a 24 anni di carcere.
Ritengo che la condanna sia stata comminata senza prove, con "quasi indizi" a doppia lettura e senza alcun indizio grave, preciso e concordante, così sferrando un poderoso schiaffo alla logica, al diritto, alle scienze forensi, alla matematica, alle leggi naturali e primarie.
A mio avviso sono state accettate petizioni di principio (gravissimo errore logico), sono stati commessi errori metodologici quali scegliere sempre e comunque l'ipotesi più sfavorevole all'imputata e non seguire il principio "id quod plerumque accidit". Inoltre, sono stati accettati sillogismi con presupposti fallaci, sono state infrante le regole della logica, del buon senso e delle scienze.
Anche l'investigazione criminale e la scienza dell'analisi della scena del crimine sono state denigrate.
Nemmeno sono state seguite le indicazioni della Suprema Corte.
Antonella Conserva è la vittima del pregiudizio, della calunnia, delle maldicenze, della superficialità, del "dalli all'untrice", del "brucia la strega", della mentalità forcaiola e delle caste.
E' una condanna "dormiente ed addormentata", perché chi aveva il dovere di essere vigile e sveglio (anche perché pagato lautamente dallo Stato e perché decideva della vita di più persone), si è invece amabilmente appisolato ... per poi calare la scure della giustizia ...  e chi rappresentava la Legge si è ben guardato dall'intervenire: ma questa è un'altra storia.
In Italia esiste ancora la tendenza del dare sempre e comunque peso maggiore all'impianto accusatorio ed alle indagini del PM e della PG e di dimenticare le regole del "giusto processo", della parità delle parti e del valore delle indagini difensive.
Ora attendiamo le motivazioni della condanna e poi passeremo all'individuazione di cosa rappresentare alla Suprema Corte.
Carmelo Lavorino

giovedì 2 giugno 2011

Tutti contro "il bugiardo" Michele Misseri

Noto che tutte persone che hanno puntato l’indice accusatorio della “colonna infame” contro Sabrina Misseri, da quando venne sospettata da (quasi) tutti e poi accusata  dal padre Michele di essere l’assassina di Sarah Scazzi, oggi, dopo l’autoaccusa confessoria di Michele, sono tutte in gelida difficoltà non palesata e reagiscono in quattro maniere:
  1. fanno finta di niente e continuano imperterrite nelle loro elucubrazioni mentali per dimostrare di “avere visto giusto”, attribuendo a Misseri la patente di non credibilità per le versioni 1 e 8 (!),
  2. continuano ad accusare Misseri senza tenere conto delle sue spiegazioni e della sua versione, perché non possono ammettere di avere sbagliato e quindi di essersi fatti abbindolare dalle sirene accusatorie,
  3. continuano a pagare il piatto di lenticchie ai loro sponsor che li hanno riempiti di segreti istruttori, continuando ad accusare Sabrina,
  4. guardano imperterrite il dito del contadino che indica la luna (dove la luna è la verità).
Ricordo che “chi indaga in nome e per conto del Popolo italiano” non ha il diritto di sbagliare e/o di fissarsi su ipotesi investigative e/o su scenari fissi, così come non ha  il diritto di puntare  le proprie immagine e credibilità sull’ipotesi che gli è cara, perché gioca con soldi e con mezzi non suoi, ma  del Popolo.
Naturalmente è impossibile pronunciare le tre difficilissime parole: "Io ho sbagliato".
Lasciamo stare, poi, chi ha usato Michele Misseri e le sue accuse come passepartout televisivo e per mettere da parte qualche soldino: è la vittoria dello squallore e della non meritocrazia.
Tutto questo, però, succede perché in Italia vi sono diverse cupole e logge “mass mediatiche legal-thriller” che  spaziano dall’accaparramento di clienti imputati e parte offese alle poltroncine di talk show e similari.
Carmelo Lavorino