Dopo che la Cassazione nel dicembre 2010 aveva annullato per illogicità e per carenza di motivazioni la sentenza della Corte d'appello di Bologna (seconda sezione) contro l'imputata Antonella Conserva, ieri, 17 giugno 201, la prima sezione della Corte d'appello di Bologna l'ha condannata a 24 anni di carcere.
Ritengo che la condanna sia stata comminata senza prove, con "quasi indizi" a doppia lettura e senza alcun indizio grave, preciso e concordante, così sferrando un poderoso schiaffo alla logica, al diritto, alle scienze forensi, alla matematica, alle leggi naturali e primarie.
A mio avviso sono state accettate petizioni di principio (gravissimo errore logico), sono stati commessi errori metodologici quali scegliere sempre e comunque l'ipotesi più sfavorevole all'imputata e non seguire il principio "id quod plerumque accidit". Inoltre, sono stati accettati sillogismi con presupposti fallaci, sono state infrante le regole della logica, del buon senso e delle scienze.
Anche l'investigazione criminale e la scienza dell'analisi della scena del crimine sono state denigrate.
Nemmeno sono state seguite le indicazioni della Suprema Corte.
Antonella Conserva è la vittima del pregiudizio, della calunnia, delle maldicenze, della superficialità, del "dalli all'untrice", del "brucia la strega", della mentalità forcaiola e delle caste.
E' una condanna "dormiente ed addormentata", perché chi aveva il dovere di essere vigile e sveglio (anche perché pagato lautamente dallo Stato e perché decideva della vita di più persone), si è invece amabilmente appisolato ... per poi calare la scure della giustizia ... e chi rappresentava la Legge si è ben guardato dall'intervenire: ma questa è un'altra storia.
In Italia esiste ancora la tendenza del dare sempre e comunque peso maggiore all'impianto accusatorio ed alle indagini del PM e della PG e di dimenticare le regole del "giusto processo", della parità delle parti e del valore delle indagini difensive.
Ora attendiamo le motivazioni della condanna e poi passeremo all'individuazione di cosa rappresentare alla Suprema Corte.
Carmelo Lavorino