sabato 30 gennaio 2016

OMICIDIO INCORVAIA: OMICIDIO ...

Morte del Brigadiere dei Carabinieri Salvatore Incorvaia
Cold case del 1994 ... OMICIDIO ... NON SUICIDIO !!!

Conferenza Stampa - Giovedì 11 febbraio 2016 - Ore 15:30
MONZA - Hotel Falcone - Corso Milano 5 - Tel. 039 2300187

Il prof. Carmelo Lavorino, criminologo, criminalista, analista della scena del crimine e profiler, consulente della Famiglia INCORVAIA, esporrà tutti gli ELEMENTI NUOVI PER LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI E I MOTIVI DI CERTEZZA ASSOLUTA CHE SI TRATTA DI OMICIDIO E NON DI SUICIDIO.
  
INTERVERRANNO I FAMILIARI DEL 
BRIG. SALVATORE INCORVAIA

INGRESSO LIBERO SU PRENOTAZIONE a cescrin@gmail.com
Organizzazione CESCRIN      detcrime.blogspot.it       www.carmelolavorino.com


MORTE DEL BRIGADIERE CC SALVATORE INCORVAIA, COLD CASE DEL 1994: SETTIMANA CRUCIALE PER LA VERITÀ E LA GIUSTIZIA.
Giovedì 11 febbraio si decide una volta per tutte se la morte del brigadiere è suicidio oppure omicidio, morte avvenuta la notte del 16 giugno 1994, 21 anni fa. A termine della Camera di consiglio e per le ore 15:30 abbiamo organizzato una conferenza stampa presso l'Hotel Falcone di Monza per spiegare all'opinione pubblica come stanno le cose.
Non vi è alcun motivo che depone per il suicidio, al 100% si tratta di omicidio: ciononostante gli inquirenti sono entrati nel deserto dell'errore d'equipe, di fonte autorevole e del convincimento autoriverberante e non escono dal deserto. Tale contesto errorifico-orrorifico iniziò nel 1994 con la consulenza autoptica del medico legale il quale, commettendo errori e superficialità che un eccellente professore come lui mai e poi mai avrebbe potuto/dovuto commettere, concluse che la morte era per suicidio. In seguito il medico legale, denunciato dal padre del brigadiere, ammise la maggior parte dei propri errori...però...si disse sempre convinto che si trattava di suicido (!?...sic!!!).
Due anni fa i familiari del brigadiere hanno presentato istanza per la riapertura delle indagini allegando una mia consulenza tecnica, successivamente il padre ha presentato denuncia-querela nei confronti di cinque persone che, a suo dire, avrebbero commesso una serie di errori tutti strumentali al depistaggio delle indagini: ebbene, il Pm (1) rifiuta la riapertura delle indagini con argomentazioni che critico e non condivido e impregnate del pregiudizio suicidiario, (2) chiede l'archiviazione della denuncia-querela perché questa è basata sul presupposto che la morte del brigadiere sia omicidio e non invece suicidio (!?). A mio avviso il Pm dà per scontato il presupposto del suicidio e pone tale conclusione a lui gradita come presupposto, in logica si chiama “errore di petizione di principio”.
È OVVIO CHE I FAMILIARI DEL BRIGADIERE CHIEDERANNO ALLA PROCURA GENERALE DI MILANO L'AVOCAZIONE DELLE INDAGINI.
***
RIPORTO UNO STRALCIO DELL'OPPOSIZIONE DEI FAMILIARI DEL BRIGADIERE ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE ED AL RIGETTO DELLA RIAPERTURA DELLE INDAGINI PER OMICIDIO, IN TALE STRALCIO VI SONO INSERITI PER MOTIVI DI OPPORTUNITÀ QUATTRO OMISSIS CHE SARANNO ESPLICITATI IN SEDE DI CONFERENZA STAMPA.
(…) Nonostante un'opera meticolosa, scientifica, oggettiva, sottoposta a controlli di gruppo e incrociati (e non certo "di parte" come sostenuto dalla Procura) come quella del Prof. LAVORINO e dei suoi collaboratori, e al cospetto della nostra sofferenza di Famiglia che da 20 anni è costretta a patire la negazione di circostanze evidenti, il Pubblico Ministero ha rigettato il tutto con due pagine di motivazioni, intimamente contraddittorie e che nulla dicono dal punto di vista scientifico, investigativo, criminalistico e criminologico, come in seguito si andrà a motivare.
(…) L'ISTANZA PER LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI PROPONEVA I SEGUENTI OTTO PUNTI DI CONCLUSIONE SUPPORTATI DA SEDICI ELEMENTI INVESTIGATIVI FONDANTI I CITATI PUNTI, ALL'UOPO SI ELENCA SINTETICAMENTE QUANTO IL PM NON CONFUTA E NON MOTIVA IN NEGATIVO:
A- GLI OTTO PUNTI NUOVI:
PUNTO 1 - NON SI TRATTA DI ATTO SUICIDIARIO BENSÌ DI OMICIDIO ABILMENTE CAMUFFATO DA SUICIDIO.
PUNTO 2 - L'OMICIDIO È STATO PERPRETATO DA UNA COMBINAZIONE CRIMINALE ABILE, ORGANIZZATA, PIANIFICATRICE, CONOSCITRICE DELLE ARMI, DELLA BALISTICA E DELLE TECNICHE INVESTIGATIVE DELL'EPOCA, CON PARTICOLARI CARATTERISTICHE, POSSIBILITÀ, OPPORTUNITÀ, CAPACITÀ DI CONOSCENZA, D'INTERVENTO E DI CONTROLLO.
PUNTO 3 - SALVATORE INCORVAIA NON AVEVA ALCUN MOTIVO ED ALCUNA TENDENZA ALL'ATTO SUICIDIARIO, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AL PUNTO DI CONCLUSIONE 1.
PUNTO 4 - VI È LA CERTEZZA LOGICA-SCIENTIFICA-CRIMINALISTICA CHE AL MOMENTO DELLO SPARO INCORVAIA NON IMPUGNAVA LA PISTOLA, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AGLI ELEMENTI INVESTIGATIVI 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10.
PUNTO 5 - VI È LA CERTEZZA SCIENTIFICA-LOGICA-CRIMINALISTICA CHE L'EVENTO OMICIDIARIO CHE HA VISTO E DETERMINATO L'ESPLOSIONE DEL COLPO MORTALE CONTRO IL BRIGADIERE SALVATORE INCORVAIA (OMISSIS...), COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AL PUNTO DI CONCLUSIONE-INVESTIGATIVO 11.
PUNTO 6 - TRATTASI DI ATTO OMICIDIARIO (OMISSIS...) SEGUITO DA ABILISSIMA OPERA COMBINATA E COMPLESSA DI ALTERAZIONE DELLA SCENA E DEPISTAGGIO, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AI PUNTI DI CONCLUSIONE-INVESTIGATIVI 12, 13.
PUNTO 7 - VI È STATA UN'ABILISSIMA OPERA COMBINATA E COMPLESSA DI ALTERAZIONE DELLA SCENA E DI DEPISTAGGIO MESSA IN ESSERE DA UNA COMBINAZIONE CRIMINALE ORGANIZZATA E CONOSCITRICE ANCHE DELLE ATTIVITÀ DELLA VITTIMA, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AGLI ELEMENTI INVESTIGATIVI 14, 15, 16.
PUNTO 8 - DEVONO ESSERE ATTUATE METICOLOSE, DELICATE E SEGRETISSIME INVESTIGAZIONI PER INDIVIDUARE, DISCRIMINARE, DEFINIRE, CLASSIFICARE E SISTEMIZZARE I RUOLI, I RANGHI, I COMPORTAMENTI, GLI OBIETTIVI, LE MOTIVAZIONI, I MOVENTI E GLI INTERESSI DI "CHI, COME, QUANDO, PERCHÉ, IN CHE MODO, CON CHI E DOVE" ABBIA ALTERATO LA SCENA, INQUINATO, DEPISTATO E FUORVIATO LE INDAGINI, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AGLI ELEMENTI INVESTIGATIVI 12, 13, 14, 15, 16.

B- I SEDICI ELEMENTI INVESTIGATIVI:
I punti di conclusione della RELAZIONE LAVORINO in seguito riportati sono tutti elementi investigativi, criminalistici, criminologici e d'intelligence che singolarmente, a gruppi, globalmente e interrelati sono univoci, certi, precisi, forti e concordanti nel dimostrare quanto precedentemente enunciato agli elementi nuovi I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII.
1) le conclusioni dell'autopsia psicologica del Dott. ENRICO DELLI COMPAGNI psicologo ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
2) l'assenza di microspruzzi ematici sul dorso della mano destra e sul polso del brig. Salvatore INCORVAIA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
3) l'assenza di consistenti residui di sparo sul dorso della mano destra del brigadiere ALLA QUALE IL PM FA RIFERIMENTO RICONOSCENDONE LA PROBALITÀ;
4) l'incompatibilità delle OTTO macchiette di sangue sulla manica destra e delle DUE macchiette di sangue sulla camicia (lato destro, vicino la cintura) con l'atto suicidiario, dimostrata tramite il Metodo BPA, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
5) l'assenza (a) sulla manica destra e sulla spalla destra della giacca di Incorvaia e sulla camicia delle macchie di sangue indicatrici di atto suicidiario e definite dal metodo BPA come BACK SPATTER, (b) sulla canna della pistola ed al suo interno del c.d. "effetto di ritorno del sangue" (draw back), CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
6) l'assenza sul sedile, sul montante sinistro della vettura, sul tettuccio della vettura e sul finestrino anteriore sinistro delle macchie di sangue definite dalla BPA come FORWARD SPATTER, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
7) la certezza che la distanza di sparo è di almeno 5 cm, evidenza che reca ulteriore vulnus all'ipotesi suicidiaria, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA RIFERIMENTO TRANNE CHE RIPRENDERLA MINIMAMENTE E INDIRETTAMENTE QUANDO SI RIFERISCE ALL'ASSENZA DEL VIVO DI VOLATA;
8) l'impossibilità dell'esistenza della linea retta di sparo formata dai quattro punti critici (1) la bocca di fuoco, (2) il foro d'entrata, (3) il foro d'uscita, (4) il foro sul montante provocato dall'ogiva fuoruscita dalla tempia sinistra dimostrata tramite la RITRIDEC (Ricostruzione tridimensionale della scena del crimine), CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
9) la dilatazione-ovalizzazione dell'orletto di struscio sul montante sinistro della vettura lasciato dall'ogiva, PALESEMENTE incompatibile con la linea retta di sparo formata dai quattro punti critici, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
10) l'impossibilità dell'autoesplosione del colpo da parte di Incorvaia dimostrata tramite il combinato disposto della BPA e della RITRIDEC, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO E CHE INVECE TRAVISA;
11) le assenze singole e l'assenza globale dell'effetto FORWARD SPATTER sul montante sinistro della vettura (dove si sarebbe conficcata l'ogiva mortale), sul tettuccio della vettura e sul finestrino anteriore sinistro, provano che Incorvaia (OMISSIS...): trattasi del sangue che segue la direzione di moto del proiettile, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO E CHE INVECE TRAVISA;
12) 13) 14) 15) 16) un insieme di considerazioni, conclusioni, osservazioni e constatazioni CCII (Criminalistiche Criminologiche Investigative Intelligence) dimostrano sia l'esistenza di indicatori dell'omicidio tutti incompatibili con l'ipotesi suicidiaria, sia l'esistenza dell'evento omicidio organizzato, di uno speciale modus operandi e di una specialissima attività di autoconservazione e autosicurezza da parte della combinazione criminale per "farla franca" (obiettivo, purtroppo, raggiunto), AI QUALI PUNTI COMPLESSI E SISTEMICI IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO.
(...)
NON SI COMPRENDE CON QUALE LOGICA E CON QUALE BASE SCIENTIFICA IL PM ABBIA CONFUTATO APODITTICAMENTE I SUDDETTI OTTO PUNTI E I SEDICI ELEMENTI INVESTIGATIVI SENZA MOTIVAZIONE ALCUNA.
(...)
RICHIESTE
Per tutto quanto sopra esposto i sottoscritti INCORVAIA Giuseppe e INCORVAIA Sabina si oppongono alla richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero e chiedono che le indagini proseguano in modo creativo, lungimirante e sistemico, fra cui (1) (OMISSIS...), (2) l'individuazione dell'abile regista che ha condizionato l'inchiesta sino a fare determinare anche grazie ai vari depistaggi il falso scenario suicidiario, così coprendo la combinazione criminale assassina.
I sottoscritti chiedono in particolare che sulla base dei motivi e degli aspetti criminologici, criminalistici e investigativi esposti il Giudice restituisca gli atti al Pubblico Ministero per compiere un atto di indagine decisivo: una consulenza tecnica multidisciplinare e quindi collegiale (alla quale pertecipino anche i nostri esperti) che stabilisca definitivamente (1) se trattasi di azione omicidiaria oppure suicidiaria, attraverso l’applicazione di discipline e tecniche scientifiche quali la BPA (Blood Pattern Analisys), la RITRIDEC (Ricostruzione tridimensionale della scena del crimine), la balistica, la logica dell'investigazione criminale, e di ogni altra ritenuta utile e/o necessaria per la corretta ricostruzione della dinamica del fatto e che valuti se i cinque denunciati, (2) quali siano gli errori commessi durante l'inchiesta e le loro implicazioni.
Quanto sopra per acquisire un riscontro alle conclusioni ed alle tesi contenute nella relazione di consulenza tecnica del Prof. LAVORINO e dei suoi Collaboratori, che se confermate annullerebbero completamente i dubbi e le conclusioni (comunque apodittiche e prive di alcuna motivazione) su cui la Procura ha fondato il giudizio di insussistenza di qualsiasi reato, a partire dall’omicidio volontario. La conferma della tesi omicidiaria farebbe luce sulla verità dei fatti, e renderebbe necessarie indagini sulle ipotesi di depistaggio denunciate.

ANTEFATTO
La sera del 16 giugno 1994 SALVATORE INCORVAIA esce di casa alle 21:30 circa, dopo cena. Nota: Non avendo il medico legale esaminato il contenuto gastrico è impossibile determinare quante ore dopo cena il brigadiere Incorvaia sia morto. La moglie ha dichiarato che non vi è stata alcuna discussione o alcun litigio.
Il brigadiere Incorvaia si reca dal collega ed amico per sfogarsi di alcune incomprensioni che aveva col comandante della Stazione dei carabinieri di Vimercate. Il collega ha dichiarato che non vi era stato alcun litigio fra l'Incorvaia e la moglie, precisando che il brigadiere Incorvaia era agitato per problemi di lavoro all'interno della Stazione dei Carabinieri di Vimercate.
Incorvaia alle 23:55 lascia l'abitazione del collega e si reca al bar Tulipan in Vimercate, per bere una birra della sua marca preferita, la Du Demon. La proprietaria del locale ha dichiarato che Incorvaia non era preoccupato e nemmeno dedito all'alcool.
A mezzanotte e trenta Incorvaia esce dal bar Tulipan e si dirige verso Oreno. Nota: Oreno è il luogo dove il brigadiere Incorvaia sarà rinvenuto cadavere e dove era consapevole, tanto da averlo annotato in agenda, che avveniva spaccio di droga (rif. nota su agenda del 16/06/1992, pag. 117 AUTOPSIA PSICOLOGICA).
La mattina seguente il cadavere di Incorvaia viene rinvenuto da un passante, in una zona di campagna di Oreno, nei pressi della provinciale che collega Vimercate ad Arcore. Fra le mani, distanti una trentina di centimetri, c'è la pistola d'ordinanza con la canna rivolta verso sinistra; il finestrino anteriore destro in frantumi, quello posteriore destro abbassato; le luci di posizione accese, la macchina non risulta chiusa con le sicure; il motore è spento; le chiavi risultano inserite nel blocco di accensione in posizione “luci di parcheggio”.  Nonostante fosse frantumato il finestrino destro, lato del passeggero, il medico legale basa la sua consulenza e la ricostruzione della dinamica dei fatti sul falso presupposto che il finestrino rotto fosse il sinistro e, incredibilmente, non tiene conto che sul dorso della mano destra (quella che avrebbe dovuto esplodere il colpo) non vi era alcun microspruzzo di sangue, che sulla mano destra vi era UNA SOLA PARTICELLA TERNARIA DI RESIDUO DI SPARO, che le macchie di sangue erano INCOMPATIBILI con atto suicidiario, che molte cose NON quadravano.
Il 23/02/95 il PM della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza avanza al Gip, ai sensi dell'art. 415 c.p.p., una richiesta di archiviazione del procedimento penale contro ignoti n. 619/94 R.G.N.R. – n. 1832/94 R.I.G.P. poiché «la perizia autoptica ha concluso che tutti gli elementi sostanziali, i dati anamnestici e anatomopatologici orientano verso un'azione suicidiaria e non vi sono elementi in contrasto con tale ipotesi».
Il 24/02/95, l'ufficio del Gip emette un decreto di archiviazione del procedimento penale n. 619/94 R.G.N.R. – n. 1832/94 R.I.G.P. Dove dispone l'archiviazione, ordina la restituzione degli atti al PM, «il dissequestro e la restituzione all'Arma dei Carabinieri della pistola e dei proiettili sequestrati» con la motivazione che «non sono emerse alcune responsabilità di terzi».

Così si è formato il convincimento del suicidio, che noi contestiamo in toto.     


OMICIDIO LORYS STIVAL: INTERVISTA AL CRIMINOLOGO LAVORINO

Pubblichiamo un'intervista rilasciata dal Prof. Lavorino a BlitzQuotidiano
OMICIDIO LORYS STIVAL: CERCHIAMO LA VERITÀ E LASCIAMO STARE FALSI SCOOP, IPOTESI INDIMOSTRABILI E VOLI PINDARICI.
DIVERSITÀ DI OPINIONI FRA I CRIMINOLOGI CARMELO LAVORINO E FRANCESCO BRUNO.
Il prof. Carmelo Lavorino, direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale), oltre ad essere criminologo, criminalista, investigatore criminale, profiler ed analista della scena del crimine, è Cintura nera di Karate grado superiore e maestro di difesa personale e di tecniche di combattimento disarmato ed armato, quindi, alla professionalità del criminologo investigativo (si è interessato di oltre 250 casi d'omicidio) unisce quella dell'esperto di combattimento reale e di studio su strangolamenti e percosse.

Prof. Lavorino, lei dopo le dichiarazioni del prof. Francesco Bruno a Mattino 5 sull'omicidio di Lorys Stival - dove lo stesso si dice convinto che si tratta di omicidio nell'ambito della pedofilia ad opera di due persone perché le ferite non sono della stessa tipologia, che l'arma del delitto non è la fascetta da elettricista, che la ferita al cranio non è stata prodotta dalla caduta nel canalone dove poi il bambino è stato rinvenuto - ha propalato il seguente comunicato stampa: "OMICIDIO DI LORYS STIVAL, SUPERFICIALITA' ED ERRORI ANALITICI. Ritengo che la "ricostruzione choc" di Francesco Bruno riportata da Mattino5 sia antiscientifica, illogica, non condivisibile e priva di spiegazioni.".
Ci dice qual è la sua posizione sul caso e il motivo delle sue critiche?
  • Di fatto a Mattino5 non è stato spiegato nulla a supporto delle conclusioni e quello che è stato detto non ha "polpa" investigativa e criminologica. Si tratta solo di un'ipotesi senza riscontri e basata su presupposti incerti se non falsi. Quando si enuncia un'ipotesi bisogna portare elementi molto forti a supporto e poi svolgere un ragionamento esatto e logico ed arrivare a conclusioni certe. Nella fattispecie nulla di ciò si è verificato. Diciamo che per supportare l'innocenza di Veronica vengono usati metodi basati sul nulla.
Può approfondire qualche aspetto?
- Certamente. A Mattino5 è stato detto che nelle uccisioni a sfondo pedofilo se gli aggressori sono in due uccidono in maniera diversa, quindi, nel caso di Lorys, essendoci la prova dello strangolamento e di un colpo alla testa il significato sarebbe che gli aggressori sono due (!?)... ergo ci si trova di fronte a un delitto nel contesto della pedofilia. Il ragionamento non lo condivido perché è basato su un presupposto non vero, sulla cosìdetta "petizione di principio", cioè, la tecnica di mettere la conclusione gradita come presupposto e la si dà per scontata e, contemporaneamente: tale ragionamento è un circolo vizioso. Un comportamento del genere lo reputo dannoso anche per la stessa Veronica se vuole dimostrare di essere innocente, perché non fa altro che fare confusione e gridare "al ladro...al ladro" senza che ladro ci sia.

Torniamo alle sue confutazioni al prof. Bruno per la questione dei due aggressori?
- Il fatto che Lorys Stival abbia due tipi di fratture e diversi tipi di lesioni, frattura da strangolamento all'osso ioide e frattura da caduta o da colpo in testa tramite un corpo contundente, e segni di strangolamento al collo tramite un mezzo costrittorio più graffi, NON significa minimamente che ci troviamo di fronte a due aggressori: significa solo che sono state usate due tecniche lesive diverse: lo strangolamento e l'aggressione con colpi, oppure precipazione da due-tre metri. Ci troviamo di fronte a due tecniche successive e combinate che fanno parte della dinamica omicidiaria e della situazione contingente dell'omicidio d'impeto: due tecniche diverse non significano per forza due aggressori come invece è stato affermato a Mattino5.
Badi, ho trattato moltissimi casi di omicidio dove l'assassino si è accanito sulla vittima con diverse tecniche lesive, a iniziare dal Mostro di Firenze e da Via Poma, al delitto dell'Olgiata, al delitto di Arce, all'uccisione di Samatha Fava conclusosi in appello qualche giorno con la condanna dell'assassino, laddove l'uomo prima ha colpito la donna al naso con un pugno sbattendola a terra, poi le ha rotto le costole con una serie di calci e poi l'ha strangolata con una cinghietta di elettricista, come quella che si ipotizza sia stata usata contro il piccolo Lorys. Ed ancora: Simonetta Cesaroni prima è stata aggredita con uno schiaffo alla tempia destra poi è stata pugnalata; Serena Mollicone la ragazza di Arce, prima è stata colpita sul sopracciglio sinistro che l'ha fatta svenire e poi è stata soffocata con una tecnica sofisticata; Alberica Filo della Torre (delitto dell'Olgiata) è stata colpita con uno zoccolo alla tempia dopo un tentativo di strangolamento. Gli esempi di tecniche combinate con diverse tipologie criminoesecutive e un assasino unico sono innumerevoli.

Ma la frattura al cranio è stata prodotta sul luogo del delitto o sul canalone?
- Il fatto che la frattura al cranio possa essere stata causata non per la precipitazione sul muro di calcestruzzo del canalone e/o sul canalone stesso, ma da un colpo alla testa, ci parla di una criminodinamica diversa ma certamente non di due aggressori. E nemmeno ha valenza di conclusioni scientifiche la dichiarazione che ho sentito a Mattino5: "... quando si cade da un’altezza di quel tipo, se il soggetto è vivo, ci sono delle fratture sulle braccia in quanto si cerca di attutire la caduta...", ma qui, in realtà, non abbiamo questi segni perché il bambino, quando è stato buttato nel canalone, era privo di sensi, quindi non poteva effettuare gli atti autoconservativi di mettere le mani e le braccia davanti al corpo per attutire la caduta come invece fanno i soggetti vigili e coscienti.
Ritengo che tentare di dimostrare una tesi con presupposti e/o con ragionamenti fallaci è innanzitutto ostativo alla giustizia, alla verità ed a Veronica Panarello se è innocente.

E sull'ipotesi che l'arma dello strangolamento sia un laccio e non una fascetta dell'elettricista?
- Non condivido la dichiarazione che è impossibile per un adulto strangolare un bambino con una striscetta da elettricista perché il bambino si muove e la fascetta è corta e che, di conseguenza, l'arma del delitto sarebbe un'altra. Il bambino era paralizato dalla paura, incapace di reagire, sopraffatto dall'adulto, debole e sfiduciato, senza la forza di reagire, aggredito da un adulto pesante almeno 50 kg e molto forte nei suoi confronti: un adulto entrato nella spirale della rabbia distruttiva e maligna. Ed è altamente probabile che l'assassino prima abbia tramortito il bambino con tecnica di soffocamento o altra tecnica aggressiva, per poi strangolarlo.

E sulla questione che il bambino sia stato oggetto di violenza sessuale così come sarebbe stato dedotto dalla dilatazione dell'anello anale di circa due centimetri, dall'assenza di mutandine, dai pantaloni del bambino bagnati di urina e per il fatto che fosse ben vestito dalla cintura in su, cosa dice?
- Basiamoci su dati certi (o da considerare tali sino a prova contraria) e scientifici, cioè, quelli provenienti dalla relazione autoptica del consulente del Pubblico ministero dott. Juvara, l'unico consulente che ha visto il cadavere. Questi ha escluso la violenza sessuale (recente e/o pregressa) e che il bambino fosse sotto l’effetto di alcuna droga o farmaco. Abbiamo la documentazione che il medico legale prima dell'autopsia ha dichiarato che i pantaloni erano slacciati (bottone e zip) e leggermente abbassati e che il bambino era privo delle mutandine, che la dilatazione anale era di circa due centimetri e che per tale motivo non venne presa la temperatura rettale, che sul gluteo sinistro vi erano tre tagli paralleli, che non vi era nessuna traccia di colluttazione, che le suole delle scarpe erano pulite e che vi erano segni di strusciamento sulla parte superiore della scarpa destra, che vi era stata una minima fuoriuscita di sangue e siero dal naso (tale da causare una chiazza di 8 × 7 centimetri sul cemento del canalone).
Dopo l'autopsia e ricevuti i risultati degli esami di laboratorio del tipo istologico e tossicologico, il medico legale ha elencato le seguenti conclusioni di cui riporto una sintesi:
- la causa della morte di Lorys è da attribuire con certezza ad asfissia da strangolamento;
- lora della morte è da collocarsi fra le 8.30 e le 10.00 del mattino del 29 novembre;
- la lesione “in vitam” che ha causato la morte è quella sul collo (un solco continuo sull’intera superficie) e tale lesione è “compatibile” con le fascette stringicavo 280 × 4,5 del tipo di quelle presenti in casa Stival;
- la frattura complessa della teca cranica è avvenuta “in limine vitae”, cioè nei 3-4 minuti successivi allo strangolamento;
- sono state riscontrate altre due lesioni “in limine vitae” (1) sul collo, causata da un oggetto da punta e taglio (forse forbici), fra il retro dell’orecchio destro e la mandibola, (2) sulla parte superiore di entrambi i polsi, come se al bambino dopo lo strangolamento i polsi fossero stati legati insieme;
- il bambino non era sotto l’effetto di alcuna droga o farmaco;
- non sono emerse violenze carnali, né recenti né pregresse;
- lo stomaco era vuoto, così come il duodeno e l’esofago, mentre erano presenti feci nell’ampolla rettale.
Ebbene, tutto questo mi fa ritenere, anche se non lo escludo, che il contesto dell'omicidio a sfondo pedofilo sia improbabile e se invece il contesto fosse della pedofilia le questioni della diversità delle lesioni non significa nulla in tal senso: sicuramente occorrono degli approfondimenti tramite una perizia medico-legale che non lasci punti oscuri e colmi tutte le lacune, se possibile. Però, se il difensore della signora Panarello avesse nominato un proprio consulente tecnico (la madre fu immediatamente sospettata) per farlo partecipare agli accertamenti autoptici, oggi avremmo meno eventuali lacune su cui disquisire e piangere.
Lei esclude la pista pedofila? Ritiene Veronica Panarello innocente o colpevole?
  • Guardi, non escludo nulla, ma mi piace basarmi su dati, presupposti e ragionamenti scientifici e metodi robusti, non su fantasie o pregiudizi. Comunque nel dicembre del 2014, quindi qualche giorno dopo l'arresto della madre, rilasciai al quotidiano La Sicilia la seguente intervista, dove non escludevo né l'innocenza della signora e né la pista pedofila o l'omicidio a sfondo sessuale. Eccola.
  • INTERVISTA DEL DICEMBRE 2014 AL QUOTIDIANO "LA SICILIA"
«Abbiamo tre opzioni principali: madre assassina, madre che copre l’assassino; madre innocente. Lasciamo agli inquirenti la prima e la seconda e concentriamoci sulla terza, cioè “madre innocente”».
«Allo stato dei fatti e delle nostre conoscenze - prosegue Lavorino - gli inquirenti hanno individuato, raccolto e organizzato una serie di indizi che singolarmente e nel loro insieme sono realmente gravi, precisi e concordanti nello stringere il cerchio attorno a Veronica Panarello, col presupposto fondamentale e certissimo che Loris sia rientrato in casa alle 8:31. A questo punto la donna può salvarsi “se e solo se” riuscirà a dimostrare che tutti gli indizi sinora interpretati come colpevolizzanti nei suoi confronti, possono essere letti in modo alternativo».
E quindi indicare un altro assassino?
«L’alternativa deve mettere a posto tutti i tasselli del puzzle senza alcuna incoerenza interna ed esterna. Ogni scenario prevede che Loris sia ucciso da una o più persone che chiamiamo “combinazione criminale” o soggetto ignoto. Se Loris è la sagoma vista entrare alle 8:31 l’omicidio si è sviluppato nel garage, in uno degli appartamenti condominiali o a casa della madre. Se la sagoma non è di Loris gli scenari cambiano completamente e la madre ovviamente esce dai sospetti, a prescindere dalle sue incertezze, imprecisioni, contraddizioni e bugie. Premetto che non sono d’accordo sull’ora della morte fra le 9 e le 10,30, la forbice temporale è sicuramente maggiore. «Gli scenari possibili sono esattamente sei. Eccoli:
SCENARIO 1 - Omicidio organizzato dalla “combinazione criminale” per vendetta contro la madre e per odio contro il piccolo. La combinazione si appropria del bambino, lo uccide, segue a distanza i movimenti della madre e decide d’incastrarla sovrapponendosi ai suoi movimenti in macchina. Usa le fascette perché è a conoscenza che a casa di Panarello sono presenti e fa attenzione a non lasciare tracce biologiche, dattiloscopiche e documentali visive. Per questo taglia ed elimina le fascette e si muove con circospezione. In tal caso l’assassino può essere donna o uomo e sicuramente conosceva il bambino e ne aveva la fiducia. I tragitti mattutini di Veronica che si reca al Vecchio Mulino alle 8:34, torna a casa alle 8:48, esce alle 9:23 e torna in zona Vecchio Mulino alle 9:27 prima di recarsi a Donnafugata sono noti all’assassino che, fra l’altro, la controllava da lontano o in altro modo. Per tale motivo ha deciso di andare a scaricare il corpicino del bambino proprio in quella zona. E nemmeno è da escludere che, conoscendo il passato di Veronica, sapesse che la stessa in passato aveva vissuto in tale zona e ha giocato anche a incastrarla. È comunque interessante che il Vecchio mulino fosse noto anche a soggetti della malavita e della tossicodipendenza.
SCENARIO 2 - Omicidio situazionale e strumentale per tacitazione testimoniale. Il bambino torna a casa e trova in garage, nelle scale o a casa l’assassino che, nell’ultimo caso, si è introdotto per furto, per fare un dispetto alla famiglia, o altro motivo. Il bambino riconosce l’intruso il quale in preda alla rabbia lo blocca e lo uccide. L’assassino ha le chiavi del portone o del garage e, se si è introdotto in casa, ha anche le chiavi di casa che ha potuto procurarsi in diversi modi. Sapendo delle telecamere si è mosso con accortezza e con stratagemmi ad hoc.
SCENARI 3-4-5-6 - Omicidio a sfondo sessuale, o in seguito a litigio. Lo scenario è identico anche in caso di morte per disgrazia o in seguito a gioco. Loris dal garage sino all’uscio di casa è incappato in una situazione pericolosa divenuta criminogena e poi esplosa, situazione pericolosa che va dalla tentata aggressione sessuale a un litigio fa minori. L’assassino o dei complici (familiari, amici, compagni di gruppo) hanno poi effettuato il trasporto in località Vecchio mulino con le accortezze del caso. Le accortezze di autosicurezza e per farla franca da parte della combinazione criminale iniziano dal post mortem».
    Professore, non ritiene di muoversi su un terreno franoso e scivoloso se non su una nuvola teorica?
    «Assolutamente no, perché o la difesa di Veronica produce le strade, i modi e le prove dell’alternativa logica e valida, oppure la donna verrà condannata, questo a prescindere dalle valutazioni di diritto sugli indizi.
    E la difesa di Veronica – se non addirittura il marito – dovrebbe trovare i riscontri a una di queste alternative. Il marito ha tutti gli interessi e le motivazioni per individuare il vero colpevole, sia questi la moglie o altre persone».
E come spiega le menzogne, le incongruenze e le contraddizioni di Veronica?
«Dando per scontato che la famosa sagoma sia proprio di Loris, in uno scenario innocentista può essere accaduto che Veronica per motivi sconosciuti (punizione, litigio, altro) abbia mandato indietro il figlio, oppure non si sia accorta che non è entrato in macchina perché la fretta, lo stress e l’abitudine l’hanno distratta. Nel frattempo Loris entra nel condominio e viene ghermito dall’assassino che è entrato in modo da non essere ripreso dalla videocamera, oppure è del condominio o era presente per altre ragioni. Veronica alle 8:48 torna a casa e non lo trova. Pensa di essere imballata mentalmente e di avere accompagnato il bambino a casa.
Quando va a scuola non lo vede e scattano i vari meccanismi di difesa dell’io, fra cui l’amnesia dissociativa. In tal modo spieghiamo la “famosa menzogna” del “non accompagnamento a scuola”, la confusione e le imprecisioni. Del resto il suo stato psichico, anche in seguito alla notizia della morte del figlio, era particolare e con le facoltà cognitive allentate».
Però Veronica ha il profilo psicologico per essere l’assassina, giusto?
«Lo stato psichico di Veronica, il suo back-ground, il carattere, l’aggressività infradomestica, la solitudine e le sue negatività che sicuramente si rifiutava di riconoscere e che potrebbe avere proiettato sul figlio sono tutte caratteristiche che giocano contro di lei. Qui i casi sono due: o piove sul bagnato e Veronica è maledettamente sfortunata con situazioni, eventi e coincidenze coalizzatisi contro di lei, oppure l’assassino era a conoscenza delle sue caratteristiche psicologiche, di opportunità e di capacità esecutive e ne ha approfittato dopo la morte del bambino. Elenco una serie di indicatori che non sembrano essere compatibili con la figura della madre assassina nel caso di morte per omicidio volontario. Il disprezzo verso il corpo, l’assenza di ogni segno di rimorso, lo scaricamento del corpo in quella maniera violenta e veloce, il volere disfarsi di un fardello scomodo e pericoloso sono tutti indicatori di una persona che non nutriva da tempo sentimenti di affetto verso il bambino, cosa che invece la madre sino a poche ore prima della scomparsa di Loris ha mostrato e vissuto. Attenzione, in moltissimi casi di uccisione del tipo familiare l’assassino/a lascia una traccia di rimorso o negazione psichica, quale aggiustare il cadavere, coprirlo, lasciarlo in posa non umiliante. Invece il bambino è stato buttato ancora vivo, come un fantoccio da deumanizzare, con i pantaloni abbassati, quasi a volerlo degradare, in mezzo all’immondizia. Altro aspetto importante è l’avere coperto il capo del bambino col cappuccio della felpa: un atto che non è di rimorso/negazione psichica, bensì strumentale a nasconderlo. E ancora l’eliminazione delle fascette tramite forbici procura lesioni al corpo mentre il bambino è ancora vivo. La circostanza denota due aspetti molto forti: l’assassino ha eliminato l’arma del delitto contenente il proprio dna e le proprie impronte digitali e, contemporaneamente, ha prolungato il proprio contatto corporeo e fisico con la vittima, addirittura facendola soffrire maggiormente. Ebbene, l’atto implica sadismo fisico, psicologico e odio covato per settimane. Non è compatibile con la madre assassina.
La metodica omicidiaria dello strangolamento volontario tramite fascetta implica una serie di atti logici, mirati, organizzati e consequenziali, che male si adattano ai tempi ristretti di Veronica e allo stato compulsivo di madre assassina».
L’assassino sarebbe quindi un esterno.«Tre aspetti sono compatibili con la figura di un assassino esterno: il modus operandi spietato, veloce, accurato e organizzato; l’assenza di tracce psicologiche quali la negazione psichica e il rimorso, la messa in posa e la composizione del cadavere, e la presenza di tracce psicologiche quali il disprezzo e l’odio verso il bambino vivo e morto, la procurata sofferenza e il non avere retrocesso dall’azione assassina. E infine la mancata pianificazione di attività per “farla franca” da parte di Veronica. Prima fra tutte, il non avere previsto di essere ripresa dalle videocamere». STOP INTERVISTA

Professore, cosa pensa della consulenza dell'ing. Carmelo Lo Curto il quale dichiara che alla guida della macchina non c'era Veronica, ma un soggetto maschile?
Come sto dicendo da 14 mesi occorre una perizia disposta dal Giudice da affidatare a periti, quindi superpartes, che analizzino TUTTI i filmati di TUTTE le telecamere – naturalmente allineando e sincronizzando gli orari – per stabilire UNA VOLTE PER TUTTE i movimenti della macchina della Panarello e di altre macchine interessati, individuarne i percorsi, individuare e definire (indicando il grado di probabilità) UNA VOLTA PER TUTTE chi fosse alla guida, chi accanto, chi dietro e quant'altro utile. Alla perizia parteciperebbero come consulenti della difesa dell'imputata Veronica Panarello sia l'ing. Carmelo Lo Curto che ha concluso nella sua relazione tecnica che la persona alla guida era un uomo, sia gli ausiliari del Pubblico ministero nel personale della Polizia scientifica, sia i consulenti delle persone offese.
La perizia dovrebbe risolvere anche il quesito se la sagoma vista uscire e poi rientrare alle 8:31 sia realmente di Lorys Stival ed elaborare una seria e scientifica ricostruzione cronologica degli eventi, dei comportamenti, dei movimenti e dei posizionamenti di tutte le persone del palazzo della Panarello e delle persone informate dei fatti.

Per concludere?
Gli scenari omicidiari, nel caso di non colpevolezza di Veronica, possono essere diversi, e nemmeno sono da escludere gli scenari della tentata violenza carnale o di un "gioco" erotico finito male e sfociato nella follia distruttiva. In tal caso si devono comprendere i motivi delle menzogne della madre di Lorys (ho le mie idee in merito), però senza inventare i marziani scesi sulla Terra e tentare voli pindarici giusto per fare scalpore e nulla più. Il fatto che le tecniche aggressive nei confronti del bambino siano una di strangolamento e l'altra colpitrice o di precipazione, il fatto che il bambino non avesse le mutandine e presentasse invece i pantaloni bagnati di urina, il fatto che l'arma del delitto sia un laccio e non una fascetta non dimostrano minimamente che gli assasini siano in numero di due e che ci troviamo di fronte a una tentata violenza sessuale. Per dimostrare il contesto della pedofilia occorrono altri argomenti, indicatori e ragionamenti.



mercoledì 27 gennaio 2016

I DODICI PUNTI DEBOLI DI RUDY GUEDE

RUDY GUEDE E "STORIE MALEDETTE": LE DODICI CONTRADDIZIONI CHE LO SMENTISCONO QUANDO PARLA DELLA "COMBINAZIONE CRIMINALE"
Ma quale "NEGRO TROVATO, COLPEVOLE TROVATO" ...così come dichiarò Rudy Guede il 21 novembre 2007 dopo la sua cattura, quando raccontò di essere andato in bagno perché aveva mal di pancia, che qualcuno era entrato in casa suonando il campanello, che quando lui uscì dal bagno venne affrontato da un uomo armato di coltello (a lui sconosciuto) il quale lo apostrofò "Negro trovato, colpevole trovato" e lo ferì!
In tal modo Guede propone che una "combinazione criminale a lui sconosciuta" - formata da un uomo e da una donna - sia entrata in casa suonando, che la vittima Meredith Kercher le abbia aperto, che sia nata una colluttazione fra lei e la "combinazione criminale", che lui è intervenuto richiamato dall'urlo di Meredith, che l'uomo armato di coltello abbia deciso in quel momento (o lo avesse già fatto) assieme alla compagna di delitto di farlo incastrare "...IN QUANTO "NEGRO"!!!) tanto da sbattergli in faccia la terribile trappola che gli avrebbero teso, che la "combinazione criminale" si sia eclissata, che abbia atteso che Rudy Guede andasse via, che quindi tale "combinazione criminale" sia tornata per spogliare la vittima con lo scopo di inscenare il falso tentato furto e il falso tentato stupro sfociato in omicidio, che abbia cancellato in modo selettivo le proprie tracce...lasciando solo quelle di Rudy Guede (!?). Combinazione criminale che col passare del tempo Guede individua in Amanda Knox al 101% e in un uomo più basso di lui, coi capelli chiari, con una giacca marca Napapjiri, del quale non ha visto il volto perché riduce i cinque minuti della colluttazione avuta con lo stesso in un attimo.

PREMESSA
L'ivoriano Rudy Guede, riconosciuto colpevole di avere partecipato all'uccisione di Meredith Kercher, nella trasmissione "Storie maledette" di Franca Leosini di giovedì 21 gennaio ha puntualizzato quattro aspetti che hanno fatto scalpore: (1) ha dichiarato e ribadito di essere innocente; (2) ha indicato Amanda Knox come donna della coppia assassina riconoscendola al 101% (quindi con assoluta certezza); (3) ha aggiunto che la Knox era accompagnata da un uomo più basso di lui che non ha guardato e che quindi non può riconoscere; (4) ha annunciato che chiederà la revisione del processo.
La trasmissione ha sollevato interessi, polemiche e critiche, gli innocentisti hanno sollevato gli scudi a favore di Guede, i colpevolisti hanno puntato ancor una volta il pollice verso per condannarlo, i legali storici di Guede gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile hanno dato le dimissioni dall'incarico di difesa.
Vediamo di fare un po' di chiarezza.

IL FATTO E LA SCENA DEL CRIMINE
Meredith Kercher, studentessa inglese ventenne, venne uccisa la sera del 1° novembre 2007 dalle ore 22 circa a seguire. Il luogo del delitto è la casa dove viveva a Perugia in via della Pergola 7, un appartamento di tre stanze che divideva con tre studentesse: Amanda Knox, Filomena Romanelli e Laura Mazzetti.
Il suo corpo venne scoperto dalla Polizia chiamata dalla coinquilina Amanda e dal suo ragazzo Raffaele Sollecito, i quali hanno sempre dichiarato di avere passata la notte a casa dello stesso.
La vittima giaceva sul pavimento della sua stanza fra l'armadio e il comodino, coperta da un piumone che lasciava intravedere il piede sinistro e il volto. Il corpo era nudo con una doppia maglia sporca di sangue, arrotolata sino a scoprire il seno, presentava il collo squarciato da una coltellata e una quarantina di lesioni ed ecchimosi, causate da arma di punta e taglio, da colpi e da afferramenti (l'osso ioide era fratturato, segno di tentato strozzamento). Non vi erano tracce di effrazione alla porta della casa, però il vetro della finestra della stanza di Filomena Romanelli era infranto e tale stanza era rovistata e zeppa di vetri che, stranamente, erano sopra i vestiti insanguinati della vittima.
L'autopsia stabilì che Meredith era morta per soffocamento provocato dal proprio sangue prodotto dalla ferita al collo e che aveva invaso le vie respiratorie, che l'orario della morte non era oltre tre ore dall'ultimo pasto, fra le ore 20 e le ore 0,30, che vi era stata invasione della sua vagina che la stessa Meredith aveva contrastata attivamente, che dopo l'aggressione sessuale erano stati inferti colpi a mano nuda ed armata, sino a provocare la morte per un doppio meccanismo di asfissia e di versamento di sangue. Ulteriore e inquietante elemento è che Meredith poteva essere salvata se soccorsa in tempo.
Le indagini appurarono che l'ultima persona che aveva visto in vita la vittima era l'ivoriano Rudy Guede, il quale la mattina del 2 novembre si era già reso latitante, che il disordine nella stanza dell'amica Romanelli era frutto di messinscena, che sulla scena erano presenti tracce successivamente assegnate a Rudy Guede. Contemporaneamente gli inquirenti sospettarono della Knox e di Sollecito per una serie di motivi.
Guede venne catturato in Germania il 20 novembre 2007.
Del delitto vennero accusati e processati Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito. L'ipotesi accusatoria riteneva che le pugnalate mortali fossero state inferte solo da Amanda Knox e che i due uomini avessero concorso nell'aggressione nel contesto di una tentata violenza sessuale. Guede scelse il rito abbreviato e venne condannato definitivamente a sedici anni di carcere, la Knox e Sollecito scelsero il rito ordinario e dopo un processo di primo grado, due di secondo grado e due in cassazione sono stati assolti definitivamente.

LA VERITÀ PROCESSUALE, LA LOGICA E IL PASTROCCHIO GIUDIZIARIO-INVESTIGATIVO
Le sentenze definitive vedono Rudy Guede colpevole di avere concorso con due persone ignote (un maschio e una femmina) all'uccisione di Meredith Kercher ed Amanda Knox e Raffaele innocenti.
La logica ci dice in primis che le due persone ignote non esistono e che Guede ha fatto tutto da solo. In seconda opzione che, se queste due persone esistono, non sono la Knox e Sollecito. In terza ipotesi che una di tali persone può essere la Knox e l'altra realmente ignota. In ultima analisi che la Knox e Sollecito sono colpevoli e che la sentenza definitiva è errata.
La logica inoltre ci dice che se Guede è stato condannato perché ha concorso all'uccisione di Amanda con la Knox e Sollecito e se questi due sono innocenti...anche lui è innocente, a meno che Guede non abbia ucciso da solo e/o i due siano persone diverse dalla Knox e da Sollecito.
Certo è che ci troviamo di fronte al solito pastrocchio giudiziario-investigativo senza fine che nasce da tre fattori distruttivi: 1) dall'ipotesi accusatoria che è stata sempre priva di presupposti forti e, contemporaneamente, zeppa di elementi diversi e contrastanti, ipotesi che voleva Guede, la Knox e Sollecito animati da volontà punitiva-omicidaria contro Meredith senza però portare prove in tal senso e di conoscenza fra Guede e Sollecito e, tantomeno, elementi circostanziali validi e moventi logici e/o dimostrati; 2) dal fatto che i tre hanno subito processi differenti e basati su elementi falsi e/o mai scientificamente provati (orario della morte, conoscenza e complicità di Guede con Sollecito, la presenza del DNA della vittima sul coltello sequestrato a casa di Sollecito, la presenza del DNA di Sollecito sul reggiseno della vittima...); 3) dal fatto che Guede scelse il rito abbreviato, dove era accusato di essere complice di Knox e Sollecito e che questi due scelsero di essere processati col rito ordinario, a prescindere dall'azione esecutiva di complice di Guede.

RUDY GUEDE È UN FURBACCHIONE CHE "CI STA PROVANDO"
Guede si è sempre dimostrato astuto, vigile, camaleontico, pronto a sfruttare le opportunità, abile nella tecnica dell'accomodamento dichiarativo, difatti: era presente sulla scena del crimine (a prescindere) ed ha lasciato tracce di sé sulla scena e sulla/nella vittima: non poteva negarlo ed ha tentato di spiegarle in chiave innocentista presentando il suo comportamento prima come l'amante della vittima, poi come il soccorritore;
  1. ha visto Meredith sanguinare e invece di chiamare soccorsi ha scelto di fuggire così lasciandola morire soffocata dal prorio sangue: ha chiesto scusa per la sua viltà;
  2. ha dichiarato di avere lasciato Meredith vestita e non nuda, la casa ordinata, la finestra della stanza della Romanelli intatta e tale stanza ordinata anch'essa; in tal modo ha addossato l'azione esecutiva e di messinscena alla "combinazione criminale";
  3. è scappato in Germania due giorni dopo l'assassinio di Meredith: si è giustificato con lo stato di panico e con il timore di non essere creduto;
  4. è stato latitante per 18 giorni così avendo tutte le opportunità, i modi e il tempo per documentarsi sulle indagini e per prepararsi una difesa: non ne ha parlato;
  5. le opportunità e i modi di accomodare le sue dichiarazioni alle emergenze investigative e giornalistiche sono aumentate a dismisura in carcere prima degli interrogatori: non ne ha parlato;
  6. ha avuto tutto il tempo e i modi, in questi anni, di potere confezionare l'ennesima congettura per chiedere la revisione del processo e costruire la propria innocenza: non ne ha parlato.
Sinora Guede è stato interrogato quattro volte a livello giudiziario e una volta ha rilasciato ampia intervista (a Franca Leosini). Vediamone le sintesi, i significati e cosa non quadra.

LE DICHIARAZIONI DI RUDY GUEDE
    - Il 21 novembre 2007 dopo la sua cattura ha dichiarato di essere andato in bagno perché aveva mal di pancia, che qualcuno era entrato in casa suonando il campanello, che quando lui uscì dal bagno venne affrontato da un uomo armato di coltello (a lui sconosciuto) il quale lo apostrofò "Negro trovato, colpevole trovato", che la colluttazione durò circa cinque minuti e che, ad aggressore fuggito, lui entrò nella stanza di Meredith e la vide ferita e insanguinata, con la gola tagliata, che tentò di soccorrere la ragazza e poi fuggì in preda al panico.
N.B. La contraddizione non è sanabile da Guede in alcun modo: essendo stato di fronte all'uomo in situazione di ostilità reciproca e di pericolo doveva per forza di cose osservarne gli occhi e il volto (difatti ne ha descritto i capelli addirittura e ne ricorda la frase "accusatoria razzista": "Negro trovato colpevole trovato"). Invece Guede dichiarò di non conoscere l'uomo col coltello...nonostante quel 21 novembre conosceva di già le fattezze di Raffaele Sollecito che aveva visto in TV, sui giornali e sul web. Se fosse stato Sollecito lo avrebbe descritto. Allora, come tenterà Guede di sanare la contraddizione con la Leosini? Riducendo i minuti di colluttazione con l'ignoto a un solo momento e dicendo di averlo visto solo alle spalle.
    - Il 7 dicembre 2007 ha dichiarato al Gip che all'interno della casa aveva fatto petting con Meredith, che si erano toccati reciprocamente sulle e nelle parti intime, che aveva toccato il seno e il reggiseno sotto la maglia, che non avevano consumato l'atto sessuale perché lui era privo di preservativi, che subito dopo era andato in bagno, che non aveva visto in viso l'aggressore, che questi era maschio, più basso di lui, con capelli castani e con una giacca marca Napapjiri, che aveva sentito i passi di più persone che esternamente si allontanavano.
N.B. Guede, abilmente, tenta di spiegare la presenza del suo DNA di cellule di sfaldamento all'interno della vagina della vittima come "effetto del petting", ma non tiene conto che le evidenze medico legali fanno concludere che lei non era consenziente e non disponibile. Ulteriore contraddizione è il non riconoscimento dell'uomo in quanto non osservato, anche se specifica la marca marca Napapjiri della giacca (!?). Inoltre, tenta di annullare lo scenario del tentato stupro e del litigio in seguito ad aggressione sessuale respinta dalla vittima, producendo l'alternativa "Meredith è stata trattata, composta e messa in posa dopo la mia fuga; la scena è stata alterata con intento di messinscena dopo la mia fuga (!?) e/o hanno creato la messinscena del furto + stupro proprio con l'intento di incastrarmi".
    - Il 26 marzo 2008 per la prima volta ha dichiarato di avere sentito la voce di una donna che poteva essere quella di Amanda Knox che diceva in inglese a Meredith "Cosa succede?" oppure "Qual è il problema?", che dal bagno udì parlare le due donne, che dopo alcuni minuti sentì un grido fortissimo, al che lui uscì dal bagno e vide l'uomo armato di coltello. Nel corso di questo interrogatorio (il terzo), Guede non parla più di una colluttazione di cinque minuti, bensì di una colluttazione velocissima. Precisa che dalla finestra della stanza della Romanelli intravide all'inizio del vialetto una donna che gli sembra essere Amanda Knox, che la stanza di Meredith era in ordine e che questa era vestita.
N.B. Guede avendo la conoscenza delle accuse contro la Knox e Sollecito ed avendo anche le sue idee in merito, si adatta abilmente ai sospetti degli inquirenti e, contrariamente alle versioni precedenti, si ricorda (!)? della presenza della donna e del colloquio fra vittima e carnefice. Ha anche la furbizia di ridurre il contatto visivo e situazione con l'uomo armato del coltello. Sempre con astuzia prende distanza dal contesto del delitto a sfondo sessuale dicendo di avere lasciato la vittima vestita e la scena del crimine ordinata e intatta. Ma se Meredith fosse stata accoltellata mentre era vestita, come mai nessun suo indumento presentava lacerazioni da arma bianca?
    - Il 15 maggio 2008 fornisce alcune precisazioni sul proprio abbigliamento.

LE DODICI CONTRADDIZIONI DI RUDY GUEDE SONO EVIDENTI: IL DIAVOLO INSEGNA A FRE LE PENTOLE, NON I COPERCHI!
Il 21 gennaio 2016 nell'intervista alla Leosini dichiara di avere fatto petting con Meredith e di averle infilato durante i preliminari il dito nella vagina (tanto che la Leosini sorridendo parla di "dito birichino"), di non avere realizzato l'atto sessuale perché erano entrambi sprovvisti di preservativo, di essere andato in bagno perché aveva mal di pancia e che mentre stava seduto sulla tazza ha sentito il campanello suonare e la voce di Amanda Knox. Che dopo una decina di minuti (calcolati dal tempo occorso per ascoltare due brani e mezzo) ha sentito un urlo lacerante e talmente forte da superare la barriera acustica della musica e delle cuffie, di essersi alzato lasciando la tazza del bagno sporca e di avere intravisto solo per un momento l'aggressore maschile che descrive (!?) ma non riconosce (nemmeno in Sollecito). Dopodiché presta alcuni soccorsi a Meredith così lasciando altre tracce di sé sulla scena e poi fugge. Dichiara di essere sicuro al 101% che la ragazza vista fosse proprio Amanda Knox.
Ecco le dodici contraddizioni insanabili di Guede:
  1. Amanda Knox non avrebbe suonato il campanello perché aveva la chiave di casa e le chiavi non erano nella toppa.
  2. Per mesi Guede non ha parlato di Amanda, lo ha fatto solo dopo avere avuta la consapevolezza che gli inquirenti la sospettavano, avrebbe dovuto farlo subito, anche perché la conosceva.
  3. Il suo adattamento sulla Knox è evidente: dalla certezza zero sale lentamente al 101%, in tal modo si allinea ai sospetti degli inquirenti prima, poi scarica tutto addosso a lei indicandola come componente femminile dell a"combinazione criminale".
  4. Per forza di cose, per la logica e per le leggi della natura deve avere notato e memorizzato il volto e le fattezze dell'uomo armato di coltello che addirittura lo ha ferito alla mano: se si memorizzano perché si osservano capelli, altezza, frasi ed altezza di una persona ostile posizionata frontalmente è impossibile non notarne occhi e viso.
  5. Si contraddice descrivendo la scena di incontro e di contrasto con l'aggressore: da 5 minuti scende a 1 momento: l'adattamento delle sue versioni ai suoi interessi processuali è evidente, in tal modo cerca di sanare la enorme contraddizione della non memorizzazione del volto e dei lineamenti dell'uomo minaccioso col coltello. Però, in un momento è impossibile che l'uomo col coltello lo abbia minacciato e poi ferito alla mano e gli abbia detto "Negro trovato, colpevole trovato"!
  6. Ha tentato astutamente di adattarsi alle evidenze criminalistiche e della scena del crimine:
  7. quando ha capito che all'interno della vagina c'erano le sue cellule ha parlato del petting, però non sapeva che il medico legale ha evidenziato che la ragazza non era consenziente perché non autolubrificata naturalmente e rilassata (a tal punto ricordo che il medico legale ha dichiarato "il sottoscritto ribadisce quanto già detto nella precedente relazione del 7.11.2007, in ciò confortato dal parere di specialista Ginecologo, specificando che le macchie violacee di tipo ecchimotico presenti sulla faccia interna delle piccole labbra hanno caratteristiche e posizione da far pensare a un rapporto sessuale, compiuto o avvenuto prima che il soggetto femminile avesse avuto il tempo di lubrificare adeguatamente il canale vaginale. Certamente in assenza di lubrificazione vaginale l'introduzione del pene o anche sole delle dita del soggetto attivo, è in grado di determinare tali lesioni ecchimotiche per la compressione esercitata e/o per lo sfregamento";
  8. il fatto che la ragazza non fosse disponibile e pronta al coito e che le sue cosce e la vagina presentassero varie tumefazioni dimostrano che la versione di Guede sulla reciprocità e spontaneità del petting è falsa, quindi, che il contesto di omicidio a sfondo sessuale è molto forte; Guede vuole fare credere che vi sia stata messinscena di violenza sessuale con lo scopo di addossarla a lui e che, contemporaneamente, i soggetti che hanno effettuato la messinscena abbiano sì toccato violentemente la ragazza morta ma senza lasciarle addosso le proprio tracce biologiche; in questo contesto Guede vuole farci credere che le ecchimosi di messinscena siano state procurate alla vittima dopo che la stessa era morta e che quindi non aveva reazioni vitali (sic!!!);
  9. poiché le sue tracce sulla scena sono compatibili con azione omicidiaria ha mutato la c.d. "strategia determinatoria e formativa" delle sue tracce e di sangue sulla scena del crimine: quelle contestuali all'aggressione omicidiaria le ha fatte divenire "tentativi di soccorso"; in realtà le tracce sono di azione aggressiva.
  10. Ha tentato invano di annullare lo scenario del tentato stupro e del litigio in seguito ad aggressione sessuale respinta dalla vittima, producendo l'illogica alternativa "Meredith è stata trattata, composta e messa in posa dopo la mia fuga; la scena è stata alterata con intento di messinscena dopo la mia fuga". Inoltre, se Meredith fosse stata accoltellata mentre era vestita, come mai nessun suo indumento presentava lacerazioni da arma bianca?
  11. Su Meredith non vi sono tracce che lei lo abbia toccato con intenti amorosi, altrimenti sulle sue mani vi sarebbe il dna delle parti sessuali di Guede, come lo stesso ha dichiarato.
  12. Se avesse avuto un appuntamento amoroso con Meredith ci sarebbe andato munito di preservativo, così come se la stessa lo avesse atteso per questo, avrebbe potuto/dovuto procurarsene uno anche lei. Appare originale, inoltre, che i due, datisi appuntamento per fare l'amore, scoperto che erano entrambi sprovvisti di preservativo, si siano calmati e bloccati contemporaneamente: lui al bagno ad ascoltare musica e sbrigare i bisogni corporali, lei in camera sua a fare non si sa cosa.
CONCLUSIONI
Di fatto Guede si è astutamente e subdolamente insinuato nel varco "Le due persone ignote esistono e io le ho viste, l'uomo non so chi sia perché mi è passato vicino solo per un momento e non ne ho notato le caratteristiche, la donna è sicuramente Amanda Knox. L'uomo mi ha fatto comprendere immediatamente che mi avrebbero incastrato quando mi ha buttato in faccia la frase "NEGRO TROVATO COLPEVOLE TROVATO". Sono andati via, hanno attesso la mia uscita, sono tornati ed hanno inscenato il tentativo d'intrusione tramite la rottura del vetro e la tentata violenza sessuale". In tal modo ha pensato di potere dividere processualmente e storicamente le posizioni della Knox e di Sollecito, mandando addirittura messaggi silenti a entrambi del tipo "Amanda, io ti ho riconosciuta ed accusata" e "Raffaele, tu stati fuori (per ora) anche se non ti ho escluso completamente".
Ed è proprio per questa strategia sballata che i due legali storici lo hanno abbandonato. Strategia che non lo porterà a nulla, se non ad avere altri problemi giudiziari.