martedì 17 giugno 2014

ESATTO IL PROFILO DEL KILLER DI YARA GAMBIRASIO GIA' NEL 2011

Questo è il profilo dell'assassino di Yara che tracciai a suo tempo (2011), pubblicato dai media e riportato da alcuni emittenti, fra cui TG5, RAI Uno e SKY.

È il ''Classico soggetto insospettabile, di buona famiglia, con dei figli della stessa età della vittima e che gode della sua fiducia, proprio perché era considerato soggetto non pericoloso e che ha potuto abbattere le difese della vittima grazie al rapporto di frequentazione, di conoscenza e di fiducia''.
Circa 40 anni. Si presenta come "timorato di Dio", affettuoso e premuroso padre di famiglia.   
E' un territoriale.
Ha perso il controllo, ha cercato di effettuare un'aggressione del tipo sessuale nei confronti della piccola Yara, ma quando ha capito di essere andato oltre, ha temuto di essere denunciato e di perdere il rispetto e la dignità e di vedere infangata la propria situazione sociale: così è passato all'atto distruttivo aggressivo'.
È il predatore occasionale che approfittando della situazione, delle opportunità e della vulnerabilità vittima, slatentizza l'istinto assassino dopo quello sessuale aggressivo, perde il controllo, si fa dominare dalle fantasie sessuali e dai desideri repressi: perde il controllo, ghermisce, attacca, colpisce, uccide
Ricordo che in una trasmissione di Rai 1 condotta da Mara Venier venne messo in onda anche l'intervista dove tracciavo il suddetto profilo, e qualcuno fece la battuta infelice e invidiosa: "...vuole fare vedere quanto è bravo...!". Bontà sua!!!

Alla puntata di Top Secret del 5 marzo 2014 ho dichiarato: (1) che Yara Gambirasio ha ricevuto un sms alle 18:25 da una sua amica (Martina), che le ha risposto alle 18:44 e che ne ha ricevuto un altro alle 18:49; (2) che quindi sino al momento della risposta - h 18:44 -  Yara non era stata aggredita e disattivata, era all'interno del veicolo che la trasportava, non era in stato d'allarme; (3) che aveva fiducia nel suo assassino anche all'interno del veicolo in movimento.
La mattina del 6 marzo 2014 i cronisti dell'Eco di Bergamo mi hanno confermato l'evento dei tre sms, delle dichiarazioni di Martina, del tracciato delle BTS (celle telefoniche). E i tabulati telefonici dichiarano in tal senso.
Il tutto, compreso il DNA dell'Ignoto 1, si salda col profilo che tracciai a suo tempo laddove definii un "soggetto sui 40 anni d'età...insospettabile...".

lunedì 16 giugno 2014

Strage di Motta Visconti: sintesi di alcune interviste

PENSIERI DEL PROF. CARMELO LAVORINO
Strage familiare, omicidio del tipo domestico, parzialmente premeditato nel c.d. "ciclo vitale del crimine". Uxoricidio più infanticidio: moglie e figlioletti. Eliminazione con massacro tramite arma bianca, con sgozzamento e fendenti.
Omicidio fantasticato, immaginato e desiderato da Carlo Lissi, con l'obiettivo finale di liberarsi dell'ostacolo della famiglia ed essere così libero di potere essere "gradito" alla donna desiderata e bramata (la collega di lavoro), quindi, omicidio per ricerca della libertà, con lo scopo immediato di punire la moglie "rea" di averlo indotto a tradire il sogno e l'illusione della fissazione verso la collega, con il movente "cuscinetto" del fastidio, del rifiuto e della routine familiare. Gli omicidi e le fantasie più terribili nascono nella mente e dalla mente, in essa prosperano e si alimentano per poi divenire mostri del pensiero e dell'azione.
Lissi doveva uccidere per liberare le proprie fantasie e se stesso; doveva essere libero da legami familiari per potere pensare di "avere" per sé la donna che gli aveva fatto perdere la testa, ed ha pensato: "Per scendere nell'inferno e per goderlo devi sterminare gli angeli". E così ha eliminato, in un momento di slatentizzazione dell'istinto omicida e di perdita totale di tutti i freni inibitori e morali, i tre  apparenti ostacoli al suo sogno folle e criminale, usando il classico strumento di morte indicatore di passionalità, di contatto fisico e corporeo "vittima-assassino" e di chiara volontà assassina: il coltello domestico. Ha ucciso la moglie dopo un rapporto sessuale col pugno fracassante e la lama penetrante, successivamente ha sgozzato i figli e poi, lucidamente, guidato dalla sua ombra malvagia e crudele, amorale e lucidamente folle, ha attuato il depistaggio e il procacciamento dell'alibi.
L'organizzazione, la premeditazione, la logistica e il modus operandi sono del tipo non professionale. Di fatto Lissi ha depistato le indagini, ha alterato la scena ed ha attuato la messiscena in modo dilettantesco e privo di logica poliziesca-investigativa: ha commesso molti errori, non ha calcolato i tempi, si è procurato un alibi traballante, ha lasciato tracce evidenti, si è disfatto dell'arma in modo frettoloso, non si è autodeterminato a eludere le indagini e ad affrontare la graticola degli inquirenti e degli interrogatori. Quindi: modus operandi semplice, violento ed efficace, utile al massacro ma non al depistaggio ed all'autoconservazione; livelli criminali di basso tenore non adatti per sfuggire alle indagini e "godere" il frutto del crimine; crudeltà ed egoismo al massimo livello; omicidio del tipo mostruoso.
Carmelo Lavorino

PUBBLICHIAMO UN PENSIERO DEL DOTT. ENRICO DELLI COMPAGNI
Il triplice omicidio avvenuto a Motta Visconti nel milanese è quello che può definirsi una strage familiare compiuta da un Family mass murderer. Si tratta coloro che fanno strage della propria famiglia, di persone parallelamente intese e considerate tali. A volte l'azione omicidiaria si allarga coinvolgendo nel ruolo di vittime anche altri parenti, semplici conoscenti, vicini di casa, o anche persone sconosciute all’assassino che in quel momento si trovano sul luogo della strage (ad esempio ignari passanti). Solitamente l’autore dell’eccidio si toglie la vita, è per questa condizione che spesso di parla di suicidio di massa familiare o suicidio allargato alla famiglia, mass murderer/suicide. Quando ciò non avviene si può parlare di un Family mass murderer Strumentale, cioè che ha pianificato l'omicidio che rappresenta uno strumento per raggiungere uno scopo ben preciso. Nel caso di Carlo Lissi è possibile parlare di un soggetto “Emancipatario o alla ricerca della libertà”. Esistono delle dinamiche familiari apparentemente sane, ma che in realtà nascondono patologie comunicative e relazionali tremendamente disturbate. In casi di questo tipo la pianificazione è un elemento fondamentale ed essenziale dei delitti. Essa presuppone una volontà omicidiaria e una lucida determinazione, elemento spesso presente negli adolescenti o tardo adolescenti che uccidono i genitori alla ricerca di libertà. Per questo è possibile considerare che ci troviamo di fronte a un soggetto immaturo, con una profonda insofferenza verso quelli che possono essere definite le responsabilità familiari che inevitabilmente contrastavano con il proprio pensiero di libertà. Un soggetto narcisista che al fine di soddisfare un bisogno, per affermare il proprio Io ha deciso di fare scempio della propria famiglia.
Aspetto psicodinamico: gli strumentali commettono la strage al fine di ricavarne qualcosa di concreto. Essi tendono alla realizzazione di soddisfazioni materiali quali appropriarsi anzitempo dell’eredità, usufruire di beni che al momento gli sono proibiti, liberarsi da un controllo asfittico dei genitori/consorti. Questi family mass murderer solitamente premeditano la strage, tentano di depistare le indagini, al fine di poter usufruire del bene strumentale per il quale hanno ucciso. Non si costituiscono e quasi mai si suicidano, soprattutto se sono adolescenti, anche perché solitamente ancora non elaborano completamente il senso di colpa e la gravità del reato commesso. Al momento in cui vengono catturati tendono a dichiararsi innocenti almeno nei primi momenti per poi crollare e raccontare lucidamente l’accaduto senza la benché minima emozione (es. De Nardo e Maso). In questa categoria, che è composta solitamente da figli che uccidono i genitori, l’età media è molto bassa ed è possibile dire che di solito trattasi di family mass murderer adolescenti, tardo adolescenti, che comunque vivono ancora all’interno della famiglia di origine, difficilmente si possono considerare adulti anche se l’età anagrafica ne attesta il contrario. (Rif. Bibliografico “Profili criminali e psicopatologici del reo” cap. I family mass murderer di Enrico Delli Compagni- Maggioli Editore)
Dott. Enrico Delli Compagni
- Psicologo clinico e forense - Direttore Comunità Educativa "SIRENA"
Giudice Esperto presso il Tribunale di Sorveglianza di L'Aquila
Consulente e docente CE.S.CR.IN (Centro studi Criminalistici Criminologici Investigativi)
Socio S.I.C. (Società Italiana di Criminologia) - Iscritto all’Albo dei Periti del Tribunale di Teramo

giovedì 8 maggio 2014

Il Serial Killer di Firenze - SINTESI

SINTESI DELLE MIE DICHIARAZIONI SUL MANIACO DI FIRENZE

Si tratta di un soggetto incauto, con modus operandi non professionale e strumentale alla gratificazione dei bisogni intimi di dominare, umiliare e fare soffrire la vittima. Anche le tecniche di autosicurezza per "farla franca" sono approssimative e rudimentali.Ha una una potente motivazione di comporre la scena con la vittima e di metterla in posa, così espondendola e offrendola come sacrificio e come soggetto che deve espiare: il tutto preceduto dall'approccio e dalle azioni sadiche e di dominio. Tali comportamenti derivano da bisogni intimi e da spinte psicologiche del tipo emotivo e di gratificazione, da tendenze e da ferite narcisistiche.
Risulta essere un serial killer del tipo missionario, giustiziere, sadico, controllore del potere ed edonista, che mette in essere i seguenti atti di matrice piscologica: controllo scenico, composizione della scena, azioni e ferite simboliche sulla vittima, over crimee, tortura ed accanimento in vita e tacito messaggio di sfida e di ostentazione della propria opera.  
Come pianificatore della propria sicurezza e del depistaggio appare essere un soggetto sprovveduto in quanto ha lasciato tracce del tipo biologico, dattiloscopico-papillare, visive, mnestiche e comportamentali e non effettua atti di depistaggio, di alterazione e di distruzione delle prove e della scena. Bassi i suoi livelli criminali di tecnica e di pianificazione, sono del tipo self made man.
Prima immaginava, fantasticava ed agiva violenze sadiche e stupri, ora ha passato il guado oltrepassando il limite del non ritorno con l'omicidio.
Mette in essere anche un'attività predatoria per procurarsi oggetti e feticci.
Con altissima probabilità sarà catturato.


lunedì 5 maggio 2014

Giallo della Lungara: vittoria della indagini difensive e della ricerca della verità

C.S. - Sono passati undici anni dalla morte di Claudia Agostini, uno dei cold cases di cui mi interesso per conto della parte offesa. Le nuove indagini disposte dal Gip rappresentano la vittoria del lavoro serio, professionale e meticoloso del Pool di difesa e del CESCRIN, delle indagini difensive a tutto campo coordinate dall'avv. Luigi VINCENZO e dal sottoscritto, degli strumenti mentali investigativi dell'Analisi Investigativa Criminale Sistemica e del Metodo MOCCI (Modello Organizzativo Criminalistico Criminologico  Investigativo). 
Sono undici anni che facciamo i salti mortali per cercare la verità a prescindere da opinioni e posizioni personali, professionali e di "schieramento".
Prof. Carmelo Lavorino


"DAL CORRIERE DELLA SERA
Morte di Claudia agostini: ripartono le verifiche
Si riapre il giallo di via della Lungara. "Non si è suicidata". Il gip ordina al pm nuove indagini.
 
ROMA - Si riapre il giallo di Claudia Agostini, l’insegnante d’inglese trovata morta in circostanze misteriose a via della Lungara la mattina del 13 ottobre del 2003, non può essere archiviata come un suicidio. La richiesta della procura di chiudere la tragedia come un atto compiuto da una persona disperata è stata respinta - per la seconda volta in undici anni - di nuovo da un gip. Rimane pertanto indagato con l’accusa di omicidio volontario l’allora convivente della donna, Leonardo Bellatti. Il pubblico ministero Nicola Maiorano dovrà riesaminare da capo la scena del delitto.
Sono le otto del mattino quando Claudia, 41 anni, viene trovata morta tra due auto in via della Lungara con le mani sul petto in segno di preghiera e il volto rivolto verso il cielo. Però, buttarsi da un palazzo di 19 metri e atterrare supini sul lato opposto della strada in uno spazio stretto tra due macchine senza danneggiarne nessuna e con le mani congiunte sembra «impossibile», come già scriveva nel 2007 il gip Roberto Laviola respingendo l’ipotesi del suicidio.

Gli occhiali. Scartata la tesi del gesto volontario, i nuovi accertamenti prendono spunto da alcune di contraddizioni emerse dall’interrogatorio dell’indagato, che non andava più d’accordo con la Agostini. Primo: appare anomalo che la tuta indossata dalla donna al momento del ritrovamento non sia sporca di sangue sulla spalla destra, dove è stata rinvenuta una ferita precedente alla morte. Eppure l’indagato ha sostenuto che quella notte indossava proprio quegli indumenti.
Allora sorge una domanda:la quarantunenne è stata uccisa mentre era nuda e poi vestita in un momento successivo? Ancora: gli occhiali di lei sono stati trovati nella zainetto. Anche questa appare un’anomalia: la donna è sempre stata miope e non avrebbe potuto salire fino all’ultimo piano senza gli occhiali. Il criminologo Carmelo Lavorino e l’avvocato della famiglia di Claudia, il legale Luigi Vincenzo, suggeriscono altre verifiche su strade mai battute in precedenza.

Gettata in strada. La Agostini potrebbe essere stata gettata in strada da via Orti D’Alibert su cui si affaccia una parte del palazzo dove viveva la coppia e che incrocia via della Lungara.
Il suggerimento è accolto dal gip: il vicolo è buio e avrebbe permesso all’assassino di preparare il cadavere della donna con pazienza senza essere disturbato dai passanti. Dalle indagini della parte civile emerge un altro dettaglio legato a via Orti D’Alibert: ci vive una donna che ha sostenuto di aver visto su via della Lungara il cadavere alle cinque e mezzo del mattino nel modo in cui è stato trovato. La teste è nata a Firenze dove ha i suoi natali anche Bellatti: i due si conoscevano e lei l’ha aiutato, come sospettano il criminologo Lavorino e l’avvocato Vincenzo? Domande che dovranno trovare una risposta."
 

sabato 3 maggio 2014

OMICIDIO KATIA TONDI: GLI OPINIONISTI SUPERFICIALI PRIMA SI DOCUMENTINO...POI PARLINO

Mi ha telefonato l'amico Ferdinando Terlizzi, giornalista, storico e scrittore di Santa Maria Capua Vetere, chiedendomi un commento sulle dichiarazioni di un ignoto* opinionista criminologo sulla vicenda Katia Tondi apparse su un settimanale. Ho evitato di informarmi sull'identità dell'opinionista e sul nominativo della testata per evitare inutili e pretestuose polemiche e per mantenere le distanze. 
* Nota. Ho saputo successivamente che l'ignoto opinionista è la d.ssa Roberta Bruzzone e che il settimanale è GIALLO, al che mi chiedo come è possibile "sparare sentenze investigative e giornalistiche" senza prima documentarsi a fondo, considerate anche le possibilità e le opportunità di poterlo fare? Bah...!!!

L'opinionista ha scritto quanto segue: "KATIA TONDI: TUTTI GLI INDIZI MI FANNO PENSARE CHE IL COLPEVOLE SIA IL MARITO. (...) A oggi tutti gli elementi probatori a carico di Lavoretano sono così numerosi che, a meno che non salti fuori una pista alternativa coerente, ritengo probabile che la posizione del marito di Katia si complicherà ulteriormente" (!!!???).

Il mio commento è stato il seguente: "Il criminologo professionista serio ed analitico può e deve esporsi pubblicamente su casi di omicidio ancora segretati SE E SOLO SE possiede tutti i dati investigativi, forensi, della scena del crimine, cronologici, spaziali e relativi a tutti gli scenari. A volte si perde l'occasione per fare silenzio ed è accaduto anche in questo caso, sopratutto se si parla giusto per pubblicare qualcosa a livello giallistico e/o per dimostrare d'esistere. I cavalli si contano alla fine, lo dissi anche per i casi Pacciani, via Poma ed Arce, ora lo dico anche per Katia Tondi. Questo caso ha visto troppi avventurieri mass-mediatici sparare balle, un qualcosa che a mio avviso suona come oltraggio alla vittima ed alla Corte. Le piste alternative esistono, ma bisogna avere occhi, mente, logica e lenti invetigative per vederle e capirle, capirle e vederle".

Devo aggiungere che chi sproloquia su "TUTTI GLI INDIZI" sicuramente non conosce TUTTI GLI INDIZI (cosa significa poi "PROBATORI"?... visto che gli indizi se sono tali non sono prove e che se sono prove non sono indizi (!!!???)), né conosce i tempi, le cronologie e i dati oggettivi, forensi e investigativi del caso, né il lavoro espletato da noi del Pool difensivo di Emilio Lavoretano...comprese le piste alternative validamente documentate da noi proposte. Può un chirurgo opinionista scrivere tanto per scrivere e sparare balle? Può un ingegnere opinionista sparare balle dimostrando di non conoscere l'algebra e la scienza delle costruzioni? Può un esperto cacciatore scambiare lucciole per lanterne? Certamente no! Può un opinionista criminologo "sparare sentenze di opinione" ignorando i dati investigativi, giudiziari, forensi, criminologici, criminalistici e medico-legali della vicenda e scrivere per sfoggiare sulla rubrichetta quanto è "bravo"? Penso proprio di no!

Scrisse il Manzoni "Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non vedere la cosa che non piace, ma non per vedere quella che si desidera" e questo "opinionista" mi sembra che spesso e volentieri spenga la luce della verità per cercare solo quelle dei riflettori mass mediatici: attenzione, che la luce illumina tutto...però...!"

Ripeto: i cavalli si contano alla fine, il resto sono chiacchiere!

martedì 15 aprile 2014

Delitto Samanta Fava - Tracce papillari e biologiche dell'assassino e Indicatori del Crimine

COMUNICATO STAMPA DEL 15 APRILE 2014
 
Contesto quanto avrebbe dichiarato avventatamente e superficialmente dall'avv. Tatangelo difensore dell'imputato Cianfarani, con riferimento all'udienza del 14 aprile (ieri) ed alla mia escussione in qualità di consulente tecnico dell'avv. Eduardo Rotondi, difensore delle persone offese sig. Tedeschi Raffaella e Fava Murella, madre e sorella della vittima.
L'avv. Tatangelo avrebbe dichiarato, a detta degli organi di stampa, che la mia constatazione-dichiarazione-considerazione-conclusione "Sulle cinghiette autostringenti di plastica che hanno strangolato Samanta Fava e su quella che le legava i piedi abbiamo cercato le tracce di Dna e le impronte papillari del soggetto strangolatore e confenzionatore e, poiché la fascetta è stata toccata, manipolata, e stretta con forza e con ovvio rilascio di tessuto epiteliale ed essudato da parte del SOGGETTO IGNOTO, mancando tali presenze di effetto di comportamento il significato è univoco: il soggetto strangolatore ha usato accorgimenti quali guanti in gomma, o guanti di altro genere, ovvero altro tipo di materiale protettivo proprio per non lasciare tracce papillari e biologiche di sé, dimostrandosi in tal modo soggetto organizzato, cosciente, vigile, pianificatore, attento premeditatore ed abile esecutore dell'omicidio tramite strangolamento, del depistaggio e dell'occultamento del cadavere" è stata contestata dal PM e dalla Polizia Scientifica. In realtà l'avv. Tatangelo è caduto sull'equivoco che quando il PM ha dichiarato che non era stata cercato DNA sulla cinghietta, il PM si è riferito alla parte della cinghietta che stringeva il collo della vittima, mentre io ho detto e precisato che abbiamo cercato (Polizia Scientifica e Consulenti delle Parti)  il DNA e le impronte papillari dell'assassino sulle parti delle cinghiette che non stringevano il collo ma che erano servite all'assassino per tirare il cappio e stringerle, quindi, zone delle cinghiette CHE NON SONO STATE MAI IN CONTATTO COL CORPO DELLA VITTIMA.
Distinti saluti.
Prof. Carmelo Lavorino

Per precisione, fornisco le conclusioni della mia CT in riguardo la questione "A-TRACCE BIOLOGICHE E PAPILLARI" e i c.d. "B-INDICATORI DEL CRIMINE":

A- TRACCE BIOLOGICHE E PAPILLARI
- Le fascette indicate come reperti 14, 15, 16 – con il reperti 14 e 16 n.q. di mezzi costrittori individuati anche come “ARMA DEL DELITTO” - sono state toccate, manipolate e strette con forza e quindi con ovvio e certissimo rilascio di tessuto epiteliale ed essudato da parte del SOGGETTO IGNOTO. Mancando tali presenze di effetto di comportamento sui suddetti reperti il significato è univoco: il soggetto strangolatore ha usato accorgimenti speciali e mirati quali guanti in gomma, o guanti di altro genere, ovvero altro tipo di materiale protettivo proprio per non lasciare tracce papillari e biologiche di sé, dimostrandosi in tal modo soggetto organizzato, cosciente, vigile, pianificatore, attento premeditatore ed abile esecutore sia dell'omicidio tramite strangolamento, sia del depistaggio e dell'occultamento del cadavere.
IN BASSO tre fotografie scattate a  fascette simili per dimensioni a quelle repertate sul cadavere. E' utile RIBADIRE che il DNA e le tracce papillari sono state cercate sulle zone che non cingevano e non toccavano il collo e il corpo della vittima, cioè, le zone NON STRETTE DAL CAPPIO e quindi toccate e tirate con forza dall'assassino.





 
- Il nastro adesivo che è stato stretto attorno alla vittima è stato con certezza assoluta toccato, steso, manipolato, pigiato e stretto dalle mani del soggetto ignoto, con ovvio contatto delle creste papillari delle mani. Mancando tali presenze di effetto di comportamento il significato è univoco: il soggetto confezionatore della salma ha usato accorgimenti speciali e specifici quali guanti in gomma, o guanti di altro genere, ovvero altro tipo di materiale protettivo, dimostrandosi in tal modo soggetto organizzato, cosciente, vigile, pianificatore.
- L'assenza di tracce di difesa attiva sulle/nelle unghie della vittima Samanta Fava è indicatore del fatto che la vittima, al momento dell'avvolgimento del mezzo costrittore delle cinghiette attorno al collo, era in stato di non coscienza, era inanimata, inoffensiva, disattivata, impossibilitata a difendersi.
- L'assenza di tracce di liquido seminale nelle zone elettive è indicatore del fatto che non vi è stato alcun tipo di rapporto sessuale del tipo non protetto prima dell'aggressione."

B- CONCLUSIONI SUGLI "INDICATORI DEL CRIMINE" 
Non può trattarsi quindi di morte in seguito a disgrazia, malore, gioco erotico estremo o similari: TRATTASI DI SOFFOCAMENTO PER TACITAZIONE TESTIMONIALE ED AUTOSICUREZZA, IN SEGUITO AD AGGRESSIONE VIOLENTA EFFETTUATA TRAMITE COLPI AL VOLTO ED ALLA COSTOLE DEL TIPO FRACASSANTE PERCUOTENTE PENETRANTE.
Trattasi di omicidio del tipo complesso, combinato e fasico, laddove, applicando il principio dei SETTE INDICATORI CONCETTUALI FONDAMENTALI DEL CRIMINE si conclude quanto segue:
  1. L’INTENTO PRIMARIO è l’eliminazione della vittima per motivi di carattere personale in seguito a conflitto emozionale per motivi di autosicurezza e per farla franca dopo averle procurato fratture.
  2. Il MOVENTE (motivazione interiore più il mixer d’interesse psicologico, biologico, tattico, strategico ed economico più la situazione criminogena) è per autosicurezza, per tacitazione testimoniale e per affermare il proprio dominio dopo aggressione verosimilmente a sfondo sessuale violenta con il fracassamento delle ossa nasali tramite pugni, seguito dal fracassamento delle costole con calci mentre la vittima era a terra.
  3. Il CONTESTO appare del tipo misto, in seguito ad aggressione e per autosicurezza.
  4. La PREMEDITAZIONE dell’omicidio è piena e completa, inizia con l’attività di strangolamento, anticipata dall’attività di aggressione violenta con i colpi al volto: quindi, aggressione d'impeto con colpi fracassanti, omicidio volontario premeditato con le fascette metodica omicidiaria "strangolamento".
  5. La METODICA CRIMINOESECUTIVA è di aggressione ripetuta (rito appetitivo) iniziata con parti del proprio corpo (pugni al volto e calci al soma) e perfezionata in STRANGOLAMENTO tramite le cinghiette reperti 14 e 16. Lo strangolamento è avvenuto alzando leggermente la testa della vittima, dispondendo le cinghiette sotto il collo parte posteriore, formando il cappio e tirando violentemente e con forza verso l'alto, così formando due cerchi: uno dalla circonferenza di cm 25 (reperto 14).
  6. La VOLONTARIETÀ è piena e completa in quanto collegata a livello sistemico con la METODICA CRIMINOESECUTIVA e la PREMEDITAZIONE.
  7. L’ORGANIZZAZIONE LOGISTICA appare essere efficiente, accurata, meticolosa e completa, specialmente nella fase di occultamento del cadavere e di depistaggio.