SINTESI DEL MIO INTERVENTO AL TGCOM24 del 2 DICEMBRE
Serial Killer in coppia, disturbo condiviso, lui soggetto dominante, lei la parte sottomessa.
Serial Killer tipo "Black Devils - Diavoli neri", dominatori con ricerca dell'onnipotenza, gusto nell'uccidere, missionari, organizzati.
Invisibili perché ricercatori del delitto perfetto, senza il gusto della sfida e della rivendicazione, con forti conoscenze scientifiche, mediche e criminalistiche, perché agenti nel proprio contesto ospedaliero, perché esecutori del modus operandi di attendere la vittima servita su un piatto d'argento e pronta in trappola, per poi attivare l'azione criminoesecutiva tramite farmaci et similia.
Visibili perché, sentendosi onnipotenti ed avendo come sistema di valori prevalente "la ritualità omicidiaria del paziente da accudire", hanno voluto strafare, sono stati imprudenti ed arroganti, temerari e chiacchieroni, fanfaroni e in preda alla coazione a ripetere estemporanea, così lasciando tracce comportamentali e di dialogo: tracce frammentate miste a sospetti!
Le loro vittime sono state di due tipi: 1) per motivi personali e d'interesse i familiari e le contigue; 2) di tipo indiscriminato ma speciale quelle che la sorte serviva loro in ospedale.
Il dominante non confesserà e sfiderà tutti, la parte sottomessa cederà.
Ipotesi primaria di immediata constatazione.
Criminologia. Criminalistica. Investigazione. Scienze Forensi. Intelligence. Sicurezza. Blog collegato ai siti www.carmelolavorino.com e www.detcrime.com - Luogo di pubblicazione Roma - Autore Prof. Carmelo Lavorino Tel. 338 5849111. Criminologo, Criminalista, Investigatore criminale, Profiler, Analista Scena Crimine. www.carmelolavorino.com
sabato 3 dicembre 2016
domenica 23 ottobre 2016
PRIME CONSIDERAZIONI SUL KILLER DI ALBANO CROCCO
PRIME CONSIDERAZIONI SUL KILLER DI ALBANO CROCCO, IL CERCATORE DI FUNGHI DECAPITATO IN PROVINCIA DI GENOVA
È un elemento investigativo molto forte che l’aggressione ad Albano Crocco sia avvenuta nei pressi dell’abitazione del nipote Claudio Borgarelli. Questo però lascia un dubbio: "Come poteva pensare Borgarelli di uccidere lo zio in quei modi, tempi, situazioni e luoghi e pensare di farla franca? Sapeva che sarebbe stato il primo sospettato e che le attenzioni si sarebbero concentrate su di lui a tutti i livelli. Si può pianificare l’omicidio del proprio zio nei pressi della propria abitazione e sperare di farla franca?"
Attendere la vittima o seguirla, spararle alla spalle, decapitarla, manipolarla, toccarla, trasportarla via, buttarne il cadavere nel burrone è un’attiva lunga e complessa che lascia sull’assassino tracce del tipo balistico, biologico ed ematico, merceologico, comportamentale e fisico. Il trasporto presuppone un complice e/o un mezzo e una notevole forza fisica.
Gli inquirenti hanno puntato il nipote, ritengo che sia meglio guardare verso tutte le direzioni perché se il nipote è innocente ci si avvia verso un altro omicidio irrisolto.
Il caso può essere risolto studiando a fondo la scena del crimine, la vittimologia, i reperti, gli orari e la situazione, le testimonianze e tutte le tracce, elementi che allo stato dei fatti non conosciamo e che conoscono – in parte – solo gli inquirenti.
Il metodo criminoesecutivo della decapitazione deve essere valutato sotto gli aspetti strumentali e di modus operandi delle possibilità e delle capacità dell’esecutore, delle sue tendenze e competenze tecniche criminali, dei bisogni intimi e segreti che egli ha voluto gratificare attuando proprio la decapitazione. Questo metodo uccisorio ha diversi significati simbolici-omicidiari-punitivi, sia a seconda dell’arma, della religione, dell’etnia e dello stato psichico dell’uccisore, sia dello stato della vittima (se prigioniero, se nemico in battaglia, se fuggiasco, se vittima attesa e/o caduta in trappola), sia della punizione che si vuole infliggere alla vittima e del messaggio che si vuole lanciare ai famigliari della vittima ed alla società.
Il killer era consapevole che decapitare la vittima e trasportarne il corpo gli faceva allungare i tempi esecutivi e di rischio, ma ha dovuto farlo altrimenti non avrebbe raggiunto quella gratificazione intima che cercava proprio con la decapitazione.
Per ora possiamo dire che l’assassino di Albano Crocco è un soggetto spietato, primitivo e crudele, attrezzato con fucile ed arma di decapitazione – attenzione, non pensiamo solo all’arma tipo machete, può essere una mannaia, un coltello, una katana o similari perché potremmo depistarci - , è un soggetto conoscitore del territorio, non anziano, forte fisicamente, scattante, determinato e motivato. Un soggetto esperto di caccia, nell’uso del fucile e dell’arma bianca da taglio, conoscitore del territorio e dell’ambiente.
È un soggetto rabbioso, che ha voluto/dovuto firmare l’omicidio con la decapitazione della vittima e lo sbarazzamento del corpo tramite precipitazione in un burrone (sicurezza di sé, autoaffermazione e disprezzo verso la vittima). Un soggetto in preda a una vendetta ossessiva compulsiva, un soggetto parzialmente organizzato, rituale e ossessionato, che aggredisce, ferisce, decapita, uccide, trascina il corpo per buttarlo via come eliminazione della zavorra, che porta via la testa come trofeo, che lascia un messaggio di morte, di terrore e di mistero.
Il modus operandi del killer presenta tratti professionali e tratti impetuosi. Tratti professionali in quanto il killer era attrezzato logisticamente per la disattivazione della vittima tramite il fucile, per la sua decapitazione e per il trasporto, tratti d’impeto perché ha lasciato tracce biologiche e papillari di sé, tracce del tipo psicologico quali vendetta, odio traboccante, rabbia esplosa, fortissima motivazione del tipo personale.
La vendetta non è necessariamente contro Albano Crocco come tale, può anche essere una vendetta del tipo simbolico “A chi tocca tocca”, cioè “vittima indiscriminata” a opera del "missionario giustiziere", quindi contro i cacciatori profanatori della natura e della fauna, oppure contro gli infedeli, contro un’etnia particolare: ancora non escludo nulla, il quadro è ancora troppo ampio. Claudio Borgarelli merita di essere attenzionato perché aveva movente, opportunità, capacità, possibilità e stanzialità nell’esecuzione del crimine, però, come già detto, si deve guardare verso tutte le direzioni. Però bisogna tenere conto della firma psicologica (la gratificazione ottenuta dal soggetto ignoto tramite questo modo di dare la morte ed auto affermarsi), del modus operandi violento, spietato e professionale, delle poche accortezze nel non lasciare tracce di sé.
È molto importante che il soggetto ignoto non abbia messo in posa la vittima e che non abbia composto la scena, bensì ha scelto e gradito buttarla via con profondo disprezzo appropriandosi della sua testa, come trofeo per rivivere il delitto, per collezionismo, in segno di sfregio e di esaltazione del proprio potere, per messaggio simbolico alla popolazione, ai media ed agli inquirenti.
Di fatto ha spersonalizzato la vittima togliendole l’identità, oltraggiandola anche “oltre la morte”!
Qui realmente occorre lo studio analitico e sistemico del territorio, dei percorsi e delle tracce di qualunque tipo, dei tabulati telefonici e delle celle che hanno agganciato tutti i cellulari passati per la zona, le videocamere presenti sui vari tragitti, sulle farmacie, sui distributori di carburante et similia, le abitudini della vittima, per individuare e definire le opportunità godute dal killer, le sue possibilità esecutive e le sue capacità criminali.
Albano Crocco può essere stato atteso, appostato, oppure pedinato, o invece può essersi trovato sul punto sbagliato, nella situazione sbagliata e nel momento sbagliato.
Il killer, non si sa se una o più persone – lasciamo stare la deduzione che il killer debba essere una persona sola perché la vittima decapitata è stata trascinata in modo convulso tanto da farle perdere portafogli e cellulare (poteva accadere anche con più persone) -aveva con sé fucile ed arma da taglio, quindi era pronto a uccidere ed a decapitare ed ha obbedito all’istinto assassino, però ha lasciate di sé tracce biologiche e papillari e, probabilmente, anche comportamentali e telematiche (telefoniche, scontrini, video e visive di passaggio). Ha organizzato l’omicidio perché lo ha immaginato e fantasticato, ma non si è premunito di mettere in essere atti di autoconservazione per farla franca, per non lasciare tracciare di sé: per questo dico che è un killer “semiorganizzato o del tipo misto”.
Il movente potrebbe non essere del tipo diretto contro la vittima, ma proprio del tipo “a chi tocca”, e qui inquadriamo il profilo di un killer del tipo giustiziere missionario, che ha subito un crollo psicotico, che obbedisce alla slatentizzazione dell’istinto assassino “grazie” a ideologia perversa unita al crollo psicotico. In questo contesto non ha scelto la vittima per un movente del tipo diretto contro questa, ma solo perché Crocco è stato sfortunato.
Il crollo psicotico è un momento di rottura molto forte che il soggetto ignoto ha potuto subire nella sua storia personale, sino a cadere nel baratro dell’obbedienza totale agli istinti omicidi. Nella fattispecie può essere associato ad eventi di natura traumatica, quali violazioni della dignità personale e dell'integrità del corpo del soggetto ignoto, oppure a un evento fortemente stressante (fattore di stress) che giunto a un accumulo enorme e intollerabile ha fatto l’aggressività con un modus operandi semiorganizzato e violento. Organizzato nell’agire il crimine, ma non nel depistare.
È un elemento investigativo molto forte che l’aggressione ad Albano Crocco sia avvenuta nei pressi dell’abitazione del nipote Claudio Borgarelli. Questo però lascia un dubbio: "Come poteva pensare Borgarelli di uccidere lo zio in quei modi, tempi, situazioni e luoghi e pensare di farla franca? Sapeva che sarebbe stato il primo sospettato e che le attenzioni si sarebbero concentrate su di lui a tutti i livelli. Si può pianificare l’omicidio del proprio zio nei pressi della propria abitazione e sperare di farla franca?"
Attendere la vittima o seguirla, spararle alla spalle, decapitarla, manipolarla, toccarla, trasportarla via, buttarne il cadavere nel burrone è un’attiva lunga e complessa che lascia sull’assassino tracce del tipo balistico, biologico ed ematico, merceologico, comportamentale e fisico. Il trasporto presuppone un complice e/o un mezzo e una notevole forza fisica.
Gli inquirenti hanno puntato il nipote, ritengo che sia meglio guardare verso tutte le direzioni perché se il nipote è innocente ci si avvia verso un altro omicidio irrisolto.
Il caso può essere risolto studiando a fondo la scena del crimine, la vittimologia, i reperti, gli orari e la situazione, le testimonianze e tutte le tracce, elementi che allo stato dei fatti non conosciamo e che conoscono – in parte – solo gli inquirenti.
Il metodo criminoesecutivo della decapitazione deve essere valutato sotto gli aspetti strumentali e di modus operandi delle possibilità e delle capacità dell’esecutore, delle sue tendenze e competenze tecniche criminali, dei bisogni intimi e segreti che egli ha voluto gratificare attuando proprio la decapitazione. Questo metodo uccisorio ha diversi significati simbolici-omicidiari-punitivi, sia a seconda dell’arma, della religione, dell’etnia e dello stato psichico dell’uccisore, sia dello stato della vittima (se prigioniero, se nemico in battaglia, se fuggiasco, se vittima attesa e/o caduta in trappola), sia della punizione che si vuole infliggere alla vittima e del messaggio che si vuole lanciare ai famigliari della vittima ed alla società.
Il killer era consapevole che decapitare la vittima e trasportarne il corpo gli faceva allungare i tempi esecutivi e di rischio, ma ha dovuto farlo altrimenti non avrebbe raggiunto quella gratificazione intima che cercava proprio con la decapitazione.
Per ora possiamo dire che l’assassino di Albano Crocco è un soggetto spietato, primitivo e crudele, attrezzato con fucile ed arma di decapitazione – attenzione, non pensiamo solo all’arma tipo machete, può essere una mannaia, un coltello, una katana o similari perché potremmo depistarci - , è un soggetto conoscitore del territorio, non anziano, forte fisicamente, scattante, determinato e motivato. Un soggetto esperto di caccia, nell’uso del fucile e dell’arma bianca da taglio, conoscitore del territorio e dell’ambiente.
È un soggetto rabbioso, che ha voluto/dovuto firmare l’omicidio con la decapitazione della vittima e lo sbarazzamento del corpo tramite precipitazione in un burrone (sicurezza di sé, autoaffermazione e disprezzo verso la vittima). Un soggetto in preda a una vendetta ossessiva compulsiva, un soggetto parzialmente organizzato, rituale e ossessionato, che aggredisce, ferisce, decapita, uccide, trascina il corpo per buttarlo via come eliminazione della zavorra, che porta via la testa come trofeo, che lascia un messaggio di morte, di terrore e di mistero.
Il modus operandi del killer presenta tratti professionali e tratti impetuosi. Tratti professionali in quanto il killer era attrezzato logisticamente per la disattivazione della vittima tramite il fucile, per la sua decapitazione e per il trasporto, tratti d’impeto perché ha lasciato tracce biologiche e papillari di sé, tracce del tipo psicologico quali vendetta, odio traboccante, rabbia esplosa, fortissima motivazione del tipo personale.
La vendetta non è necessariamente contro Albano Crocco come tale, può anche essere una vendetta del tipo simbolico “A chi tocca tocca”, cioè “vittima indiscriminata” a opera del "missionario giustiziere", quindi contro i cacciatori profanatori della natura e della fauna, oppure contro gli infedeli, contro un’etnia particolare: ancora non escludo nulla, il quadro è ancora troppo ampio. Claudio Borgarelli merita di essere attenzionato perché aveva movente, opportunità, capacità, possibilità e stanzialità nell’esecuzione del crimine, però, come già detto, si deve guardare verso tutte le direzioni. Però bisogna tenere conto della firma psicologica (la gratificazione ottenuta dal soggetto ignoto tramite questo modo di dare la morte ed auto affermarsi), del modus operandi violento, spietato e professionale, delle poche accortezze nel non lasciare tracce di sé.
È molto importante che il soggetto ignoto non abbia messo in posa la vittima e che non abbia composto la scena, bensì ha scelto e gradito buttarla via con profondo disprezzo appropriandosi della sua testa, come trofeo per rivivere il delitto, per collezionismo, in segno di sfregio e di esaltazione del proprio potere, per messaggio simbolico alla popolazione, ai media ed agli inquirenti.
Di fatto ha spersonalizzato la vittima togliendole l’identità, oltraggiandola anche “oltre la morte”!
Qui realmente occorre lo studio analitico e sistemico del territorio, dei percorsi e delle tracce di qualunque tipo, dei tabulati telefonici e delle celle che hanno agganciato tutti i cellulari passati per la zona, le videocamere presenti sui vari tragitti, sulle farmacie, sui distributori di carburante et similia, le abitudini della vittima, per individuare e definire le opportunità godute dal killer, le sue possibilità esecutive e le sue capacità criminali.
Albano Crocco può essere stato atteso, appostato, oppure pedinato, o invece può essersi trovato sul punto sbagliato, nella situazione sbagliata e nel momento sbagliato.
Il killer, non si sa se una o più persone – lasciamo stare la deduzione che il killer debba essere una persona sola perché la vittima decapitata è stata trascinata in modo convulso tanto da farle perdere portafogli e cellulare (poteva accadere anche con più persone) -aveva con sé fucile ed arma da taglio, quindi era pronto a uccidere ed a decapitare ed ha obbedito all’istinto assassino, però ha lasciate di sé tracce biologiche e papillari e, probabilmente, anche comportamentali e telematiche (telefoniche, scontrini, video e visive di passaggio). Ha organizzato l’omicidio perché lo ha immaginato e fantasticato, ma non si è premunito di mettere in essere atti di autoconservazione per farla franca, per non lasciare tracciare di sé: per questo dico che è un killer “semiorganizzato o del tipo misto”.
Il movente potrebbe non essere del tipo diretto contro la vittima, ma proprio del tipo “a chi tocca”, e qui inquadriamo il profilo di un killer del tipo giustiziere missionario, che ha subito un crollo psicotico, che obbedisce alla slatentizzazione dell’istinto assassino “grazie” a ideologia perversa unita al crollo psicotico. In questo contesto non ha scelto la vittima per un movente del tipo diretto contro questa, ma solo perché Crocco è stato sfortunato.
Il crollo psicotico è un momento di rottura molto forte che il soggetto ignoto ha potuto subire nella sua storia personale, sino a cadere nel baratro dell’obbedienza totale agli istinti omicidi. Nella fattispecie può essere associato ad eventi di natura traumatica, quali violazioni della dignità personale e dell'integrità del corpo del soggetto ignoto, oppure a un evento fortemente stressante (fattore di stress) che giunto a un accumulo enorme e intollerabile ha fatto l’aggressività con un modus operandi semiorganizzato e violento. Organizzato nell’agire il crimine, ma non nel depistare.
venerdì 7 ottobre 2016
IL METODO PER ACCERTARE L'ACCUSA DI VERONICA AL SUOCERO
PROCESSO CONTRO VERONICA PANARELLO. ACCERTAMENTO INVESTIGATIVO. UN QUADRUPLICE ESPERIMENTO TECNICO INVESTIGATIVO CON LA MACCHINA DI VERONICA. Ripropongo lo stralcio delle indicazioni che il 29 febbraio 2016 inviai al Procuratore Capo di Ragusa ed agli Avvocati delle Parti processuali, cosciente che avrebbero fatto finta di non sentire per motivi machiavellici alcuni e/o di primadonnismo altri.
Ecco l'aspetto più importante.
Ecco l'aspetto più importante.
Veronica afferma che il suocero si è seduto sul sedile posteriore lato passeggero della propria vettura (una WS Polo) e con tale carico si è diretta verso il Vecchio Mulino; che lì si sono liberati di Lorys; che dopo un brevissimo tragitto ha scaricato il suocero il quale si è diretto a casa; che da lì lei è tornata da sola in macchina.
Ebbene, la vettura di Veronica è stata immortalata diversa volte sia in andata verso il Vecchio Mulino che al ritorno: all'andata col carico anteriore di Veronica e di Lorys (kg 50 + 18) e col carico posteriore di Andrea Stival (kg 70); al ritorno col carico anteriore della sola Veronica e nessun carico posteriore, quindi, alleggerita al carico posteriore di kg 70 ed all'anteriore di kg 18: di fatto, secondo la versione di Veronica, all'andata il carico anteriore era di circa 70 kg e quello posteriore di circa 70 kg, al ritorno il carico anteriore era di circa 50 kg e quello posteriore uguale a zero kg, quindi UNO SQUILIBRIO EVIDENTE!
Appare evidente che si debbano effettuare i seguenti esperimenti ed accertamenti tecnici:
- verificare dalle immagini di tutte le videocamere se all'andata ed al ritorno la vettura di Veronica presenta le caratteristiche parametriche di un carico posteriore all'andata di kg 70 ed al ritorno di un carico posteriore di kg zero, cioè, se vi sono dislivelli fra la parte anteriore e quella posteriore della vettura prodotti dalla differenza del carico posteriore di 70 kg e di che tipo: è possibile effettuare tali accertamenti tramite appositi fermi immagine ed appropriati ingrandimenti, oltre che ad effettuare adeguati esperimenti tecnici di simulazione e la ricostruzione tridimensionale delle scene dei luoghi e dei tragitti;
- ripetere con la vettura di Veronica o con una di uguali caratteristiche, alla stessa velocità ed alle stesse condizioni ambientali del 29 novembre 2014: (1) il tragitto di andata con una persona dello stesso peso di Veronica e con un peso di kg 18 come carico anteriore e nessun carico posteriore; (2) il tragitto di ritorno con la vettura priva del carico anteriore di kg 18; dopodiché confrontare le immagini del filmato con quelle del 29 novembre e verificare se vi sono differenze o non e, in caso positivo, di quale tipo e per quali ragioni;
- ripetere con la vettura di Veronica o con una di uguali caratteristiche, alla stessa velocità ed alle stesse condizioni ambientali del 29 novembre 2014: (1) il tragitto di andata con una persona dello stesso peso di Veronica e con un peso di kg 18 come carico anteriore e con una persona di kg 70 come carico posteriore; (2) il tragitto di ritorno con la vettura priva del carico anteriore di kg 18 e del carico posteriore di kg 70; dopodiché confrontare le immagini del filmato con quelle del 29 novembre e verificare se vi sono differenze o non e, in caso positivo, di quale tipo e per quali ragioni;
- comparare tutte le immagini dei tre esperimenti riferite a ogni punto, locazione e coordinate geografiche delle vetture riprese nei frames, e ricercare eventuali squilibri di peso fra i carichi anteriori e quelli posteriori, e quant'altro utile alle investigazioni;
- quanto ai precedenti quattro punti si deve applicare allo scenario che vedrebbe, a detta di Veronica Panarello, Andrea Stival trasportato furtivamente nella sua macchina per entrare a casa.
CONCLUSIONI
Se saranno seguite le mie indicazioni il caso sarà risolto per quanto riguarda sia le accuse di Veronica Panarello al suocero, sia la presenza o l'assenza di una persona all'interno della sua macchina nei tragitti sensibili.
Distinti saluti.
Prof. Carmelo Lavorino criminologo, criminalista, profiler, analista della scena del crimine.
EBBENE, SI SONO BEN GUARDATI DAL SEGUIRE LE MIE INDICAZIONI PER I MOTIVI CITATI, E TUTTO QUESTO A DISCAPITO DELLA VERITA' E DELLA GIUSTIZIA, STANNO SOLAMENTE TENTANDO DI DIMOSTRARE O SMONTARE UN MOVENTE DISCORDANTE E ANTITETICO...SCRISSE IL MANZONI "Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non vedere la cosa che non piace, ma non per vedere quella che si desidera": a buon intenditor...!!!sabato 6 agosto 2016
7 AGOSTO: 26 ANNI FA L’OMICIDIO
DI SIMONETTA CESARONI / IL GIALLO DI VIA POMA – GIALLO DEI GIALLI:
CONSIDERAZIONI E SOLUZIONE.
Il GIALLO DEI GIALLI ITALIANO arriva
a quota anni 26 anni e, nonostante vi siano forti elementi per individuare
l’assassino e la combinazione criminale di copertura, il caso resta irrisolto.
Come mai? Di chi è la causa?
Quali sono le cause? La risposta è semplice: le miserie dell’animo umano, il
velenoso narcisismo invisibile ma sfrenato, l’invidia, la voglia di
protagonismo e l’impossibilità di ammettere la vittoria altrui, l’incapacità di
ammettere di avere sbagliato e che “un libero cervello privato pagato da
nessuno” ci ha azzeccato meglio di “cento cervelli pubblici pagati dallo
Stato”.
Come mai nessun intelligentone /
saccentone dello Stato vuole o sa smentire le mie conclusioni sul fatto che
l’assassino ha usato la mano sinistra per colpire Simonetta Cesaroni al volto
con uno schiaffone e che ha usato diverse volte la mano sinistra per
trafiggerla col tagliacarte? Sul fatto che il suo sangue è di gruppo A DQAlfa
4/4 e che è un territoriale di Via Poma? Che le piste logico-investigative si
fermano di fronte a due porte, contesti e gruppi familiari ambedue collegati a
Via Poma? Che il pulitore chiamato dall’assassino “per sistemare le cose” sapeva
che il tagliacarte/arma del delitto era di Maria Luisa Sibilia, tanto che lo ha
pulito è rimesso sulla scrivania di quest’ultima, ma non che Maria Luisa
Sibilia dalle ore 11 ne aveva perso le tracce perché il tagliacarte non era più
sulla sua scrivania?
Il profilo dell’assassino di Via
Poma è stato da me tracciato da anni, ma “il sonno della ragione genera mostri”
(Goya) e "Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non vedere la
cosa che non piace, ma non per vedere quella che si desidera" (Alessandro
Manzoni).
MORALE DELLA FAVOLA: PER TROVARE
L’ASSASSINO DI VIA POMA OCCORRE CAMBIARE METODO, OCCHI, MENTE, DECISORI E
MENTALITÀ, OCCORRE ESSERE UMILI, CREATIVI E “DARE A CESARE…”.
lunedì 7 marzo 2016
CORSO DI CRIMINOLOGIA E INVESTIGAZIONE CRIMINALE
CESCRIN - CENTRO
STUDI INVESTIGAZIONE CRIMINALE
CENTRE
for the STUDIES of
CRIMINAL INVESTIGATION
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Criminologia Investigazione Intelligence Sicurezza
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INVESTIGAZIONE CRIMINALE
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del Corso: HOTEL SERAPO – GAETA (LT) – VIA FIRENZE 11
DIECI
INCONTRI ORE 15:30 - 19:30
Venerdì
1 aprile - Venerdì 08 aprile - Venerdì 15 aprile - Venerdì 22
aprile - Venerdì 29 aprile
Venerdì
06 maggio - Venerdì 13 maggio - Venerdì 20 maggio - Venerdì 27
maggio – Venerdì 3 giugno
lunedì 29 febbraio 2016
OMICIDIO LORYS: LETTERA APERTA AL PROCURATORE ED AGLI AVVOCATI
PUBBLICATO DA BLITZQUOTIDIANO
Il criminologo Carmelo Lavorino invia una lettera aperta tramite BlitzQuotidiano di cui è collaboratore al Procuratore Capo di Ragusa, agli Avvocati Francesco Biazzo, Daniele Scrofani e Francesco Villardita difensori delle parti interessate, invitandoli ad attivare cinque tipi di accertamenti tecnici e investigativi, con lo scopo di definire una volta per tutte se le accuse di Veronica Panarello al suocero Andrea Stival siano veridiche o false.
Il criminologo Carmelo Lavorino invia una lettera aperta tramite BlitzQuotidiano di cui è collaboratore al Procuratore Capo di Ragusa, agli Avvocati Francesco Biazzo, Daniele Scrofani e Francesco Villardita difensori delle parti interessate, invitandoli ad attivare cinque tipi di accertamenti tecnici e investigativi, con lo scopo di definire una volta per tutte se le accuse di Veronica Panarello al suocero Andrea Stival siano veridiche o false.
Ricordiamo
ai lettori che Veronica Panarello dopo essersi dichiarata innocente
dell'uccisione del figlio e dell'occultamento del suo corpicino, nel
mese di ottobre ha dichiarato che il bambino morì in seguito a un
incidente e che fu lei a occultarne il corpo, per poi accusare il
suocero Andrea Stival di essere l'assassino, perché il bambino aveva
scoperto che i due erano amanti. Nelle ultime accuse Veronica
dichiara di avere guidato la vettura sino alla località Vecchio
Mulino, che nella vettura erano occultati il suocero e il corpo del
bambino, che non ha parlato per vergogna e per paura.
Il
prof. Lavorino suggerisce realmente alcune attività determinati per
chiudere il caso.
ECCO IL TESTO.
VERIFICARE
LE ACCUSE DI VERONICA AL SUOCERO TRAMITE CINQUE ACCERTAMENI
INVESTIGATIVI.
Lettera
aperta al Procuratore Capo di Ragusa ed agli Avvocati delle parti.
Invito
il Procuratore Capo di Ragusa, gli Avvocati Francesco Biazzo, Daniele
Scrofani e Francesco Villardita a valutare e fare mettere in essere
le attività investigative che di seguito indico. In tal modo sarà
definito una volta per tutte se le accuse di Veronica Panarello al
suocero Andrea Stival siano veridiche o false.
PREMESSA
Non
voglio entrare nei perché e nel merito delle accuse di Veronica
Panarello verso il suocero Andrea Stival. Non mi interessa, al
momento, se in caso di falsità tali accuse siano il prodotto di una
costruzione abilissima con lo scopo di prendere tre piccioni con una
fava, una costruzione – quindi - pianificata e coordinata da una
regia occulta, abile ed esperta, calcolatrice e pianificatrice, di
"multiforme ingegno" e di "interessi diversi e
variegati", che ha studiato i documenti, i luoghi, i tragitti, i
tempi, le sincronie cronologiche e comportamentali, che ha collegato,
coordinato e strumentalizzato tutti gli elementi certi, quelli
sicuramente incerti, quelli impossibili, i risultati delle consulenze
e degli accertamenti tecnici. Nemmeno mi interessa conoscere se, in
caso di falsità, Veronica lo faccia per non essere imputabile, per
vendetta contro la famiglia Stival, per ingarbugliati e intrecciati
motivi psicologici, per motivi di "mors tua vita mea" od
altro.
Nemmeno
mi interessa per il momento se, in caso di veridicità, conoscere (1)
il perché Veronica Panarello si sia decisa a parlare solo oggi; (2)
come mai il vero colpevole, nonostante fosse gli occhi di tutti, per
più di un anno abbia potuto depistare inquirenti, avvocati ed
esperti della difesa di Veronica e dei familiari della vittima,
giornalisti e specialisti della cronaca nera mediatica e salottiera;
(3) come mai nessuno della difesa della donna sia stato comprensivo,
analitico e capace di farla aprire e confidare e di intuire la
verità.
IN
QUESTO BREVE CONTRIBUTO MI INTERESSA SOLTANTO INDICARE UN METODO
LOGICO-INVESTIGATIVO PER INDIVIDUARE E DEFINIRE AL 100%, UNA BUONA
VOLTA, QUINDI ALDILÀ DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO, SE VERONICA DICE LA
VERITÀ OPPURE MENTE PER QUELLO CHE RIGUARDA LE ACCUSE AL SUOCERO.
CINQUE
METODI E ACCERTAMENTI INVESTIGATIVI PER ARRIVARE ALLA VERITÀ
Indico
cinque accertamenti investigativi che singolarmente e globalmente
hanno la facoltà di confermare o di demolire le accuse di Veronica
al suocero: il primo, il secondo e i terzo sono complementari e
rafforzativi nei confronti del quarto e del quinto.
PRIMO
ACCERTAMENTO INVESTIGATIVO. RICERCA DELLE TRACCE BIOLOGICHE DI ANDREA
STIVAL DEL TIPO SESSUALE DOVE NON DOVREBBERO ESSERE.
Ricerca
di tracce di sperma, di peli e di altro materiale biologico di Andrea
Stival sulle lenzuola, sugli asciugamani, sulle lenzuola e su altri
indumenti, punti e zone della casa. Verificare se Andrea Stival abbia
acquistato profilattici e relazionarne i risultati alla sua vita.
È
comunque logico ed evidente che, avendo Veronica subordinato le sue
accuse contro il suocero all'esistenza della loro relazione sessuale,
se questa relazione sessuale non esiste Veronica mente, mentre se i
due sono stati amanti non necessariamente l'uomo è l'assassino del
nipotino Lorys, in quanto potrebbe trattarsi di una vendetta
complicata unita ad altri intricati aspetti psicologici.
SECONDO
ACCERTAMENTO INVESTIGATIVO. RICERCA TRACCE DI CONVERSAZIONI E DI SMS
ECCEZIONALI FRA ANDREA STIVAL E VERONICA PANARELLO CHE ESULANO DAL
RAPPORTO "SUOCERO – NUORA".
Le
conversazioni telefoniche fra amanti avvengono in momenti
particolari, quando entrambi sono soli e non controllabili da
nessuno, ed hanno durate e intervalli particolari. Nei loro cellulari
non conservano gli SMS in quanto compromettenti, mentre conservano
(di solito) gli SMS innocenti. Però anche se gli SMS non sono
conservati dal sistema del gestore, esiste la traccia che tali SMS vi
sono stati.
Anche
in questo caso gli accertamenti, se positivi, indicherebbero solo che
i due erano amanti.
TERZO
ACCERTAMENTO INVESTIGATIVO. RICERCA DEL DNA DEL SUOCERO SUL SEDILE
POSTERIORE.
Se
è vero che Andrea Stival si è seduto sul sedile posteriore destro
come dice Veronica, si dovrebbe trovare il suo DNA. Naturalmente
questo presuppone che MAI Andrea Stival si sia seduto su tale sedile.
Vediamo cosa diranno la Panarello e ed Andrea in tal senso e quali
saranno i risultati delle analisi biologiche. Sicuramente il
colpevole, sapendo come sono andate le cose, avrà interessare sia ad
adattarsi alla verità raccontabile, sia a forzare quella scomoda.
QUARTO
ACCERTAMENTO INVESTIGATIVO. ANALISI DEI VIDEO E DELLE IMMAGINI CON
RIFERIMENTO AI TABULATI TELEFONICI.
Si
devono analizzare TUTTI I VIDEO mattutini del 29 novembre 2014
delle telecamere posizionate sui tragitti ipotetici di uscita, di
comportamento e di posizionamento di Andrea Stival, da casa sua sino
alla casa di Lorys in via Garibaldi 82, dalla zona di ritorno dal
Vecchio Mulino dove Veronica dice di averlo lasciato sino a casa
propria e sino alla casa di Lorys.
Tutto ciò per rispondere alle seguenti domande:
Tutto ciò per rispondere alle seguenti domande:
- Le videocamere riprendono Andrea Stival quando entra e quando esce dalla sua abitazione? In quale orario?
- Le videocamere riprendono i movimenti della sua compagna Andreina Fiorilla?
- Le videocamere riprendono tutti i loro tragitti e percorsi, siano questi a piedi o in macchina?
- Quali dati conclusivi risultano da queste informazioni comportamentali spaziali-temporali?
Cosa risulta dei dati interconnessi delle cronologie dei movimenti, comportamenti e posizionamenti collegati alle risultanze dei tabulati telefonici di TUTTI i protagonisti della vicenda (Veronica Panarello, Andrea Stival, Andreina Fiorilla...)? - Se Andrea Stival la mattina alle ore 8:50 era a casa di Lorys, a che ora risulta essere uscito di casa? E quando vi avrebbe fatto ritorno?
- In che modo, dove e quando sarebbe arrivato a casa di Lorys? Se a piedi quali tracce visive esistono? Se in macchina di Veronica, in quale punto Veronica avrebbe raccolto Andrea Stival e, soprattutto, esistono le immagini video di tali comportamenti e situazioni?
Domande:
- Vi sono prove in tal senso?
- Qualcuno ha notato Andrea Stival procedere da località Punta Secca sino a casa sua? Oppure, esistono tracce telematiche di suoi contatti telefonici con qualcuno? In caso di contatti telefonici, cosa si deduce da questi?
- È ripreso da qualche videocamera in questo tragitto oppure no?
Ulteriore
aspetto. Secondo la versione di Veronica il suocero Andrea
avrebbe percorso il tragitto da Punta Secca a casa propria in pochi
minuti, per poi essere notato da un testimone mentre scendeva le
scale assieme alla compagna e poi recarsi al negozio Vanity &
House di fronte alla casa di Lorys.
Domande:
- Abbiamo l'orario in cui i due entrano nel negozio? Da un servizio giornalistico di Mattino 5 e Quarto grado risulta verso le ore 11.
- Da dove provenivano i due? Dalla loro abitazione o da Punta secca?
- Si sono mossi in macchina o a piedi?
- Cosa rivelano le videocamere per tali movimenti?
- Fra le ore 7 e le ore 10:15 Andrea Stival ha telefonato a qualcuno? Dove stava? Cosa dicono le celle telefoniche e, soprattutto, la direzione del segnale di irradiamento? In quale zone era con certezza e in quali zone non era con certezza?
- Esistono comunicazioni telefoniche fra Andrea Stival e la sua compagna Andreina Fiorillo fra le ore 7 e le ore 10:15 ?
Ultimo
aspetto. La posizione e le dichiarazioni di Andreina Fiorillo, la
compagna di Andrea Stival devono essere analizzate meticolosamente
con la regola del sospetto.
Andreina
Fiorillo ha dichiarato che Andrea Stival è stato con lui dalla notte
sino alle 10:15 e anche dopo. Se Veronica dice la verità Andreina
mente ed Andrea Stival è colpevole, in caso contrario Andreina dice
la verita ed Andrea Stival è innocente.
E'
ovvio che la signora deve essere ascoltata ed attenzionata in modo
speciale. È ovvio che SE E SOLO SE Veronica dice la verità occorre
trovare il modo per farla crollare, anche perché potrebbe
rappresentare l'anello debole della catena, specialmente se Andrea
Stival la tradiva con Veronica.
Ed
appare evidente che SE Veronica dice la verità, Andreina è
consapevole di essere la complice di un bieco assassino:...SE...SOLO
SE...!
QUINTO ACCERTAMENTO INVESTIGATIVO. UN QUADRUPLICE ESPERIMENTO TECNICO INVESTIGATIVO CON LA MACCHINA DI VERONICA.
Veronica
afferma che il suocero si è seduto sul sedile posteriore lato
passeggero della propria vettura (una WS Polo) e con tale carico si è
diretta verso il Vecchio Mulino; che lì si sono liberati di Lorys;
che dopo un brevissimo tragitto ha scaricato il suocero il quale si è
diretto a casa; che da lì lei è tornata da sola in macchina.
Ebbene,
la vettura di Veronica è stata immortalata diversa volte sia in
andata verso il Vecchio Mulino che al ritorno: all'andata col carico
anteriore di Veronica e di Lorys (kg 50 + 18) e col carico posteriore
di Andrea Stival (kg 70); al ritorno col carico anteriore della sola
Veronica e nessun carico posteriore, quindi, alleggerita al carico
posteriore di kg 70 ed all'anteriore di kg 18: di fatto, secondo la
versione di Veronica, all'andata il carico anteriore era di circa 70
kg e quello posteriore di circa 70 kg, al ritorno il carico anteriore
era di circa 50 kg e quello posteriore uguale a zero kg, quindi UNO
SQUILIBRIO EVIDENTE!
Appare
evidente che si debbano effettuare i seguenti esperimenti ed
accertamenti tecnici:
- verificare dalle immagini di tutte le videocamere se all'andata ed al ritorno la vettura di Veronica presenta le caratteristiche parametriche di un carico posteriore all'andata di kg 70 ed al ritorno di un carico posteriore di kg zero, cioè, se vi sono dislivelli fra la parte anteriore e quella posteriore della vettura prodotti dalla differenza del carico posteriore di 70 kg e di che tipo: è possibile effettuare tali accertamenti tramite appositi fermi immagine ed appropriati ingrandimenti, oltre che ad effettuare adeguati esperimenti tecnici di simulazione e la ricostruzione tridimensionale delle scene dei luoghi e dei tragitti;
- ripetere con la vettura di Veronica o con una di uguali caratteristiche, alla stessa velocità ed alle stesse condizioni ambientali del 29 novembre 2014: (1) il tragitto di andata con una persona dello stesso peso di Veronica e con un peso di kg 18 come carico anteriore e nessun carico posteriore; (2) il tragitto di ritorno con la vettura priva del carico anteriore di kg 18; dopodiché confrontare le immagini del filmato con quelle del 29 novembre e verificare se vi sono differenze o non e, in caso positivo, di quale tipo e per quali ragioni;
- ripetere con la vettura di Veronica o con una di uguali caratteristiche, alla stessa velocità ed alle stesse condizioni ambientali del 29 novembre 2014: (1) il tragitto di andata con una persona dello stesso peso di Veronica e con un peso di kg 18 come carico anteriore e con una persona di kg 70 come carico posteriore; (2) il tragitto di ritorno con la vettura priva del carico anteriore di kg 18 e del carico posteriore di kg 70; dopodiché confrontare le immagini del filmato con quelle del 29 novembre e verificare se vi sono differenze o non e, in caso positivo, di quale tipo e per quali ragioni;
- comparare tutte le immagini dei tre esperimenti riferite a ogni punto, locazione e coordinate geografiche delle vetture riprese nei frames, e ricercare eventuali squilibri di peso fra i carichi anteriori e quelli posteriori, e quant'altro utile alle investigazioni;
- quanto ai precedenti quattro punti si deve applicare allo scenario che vedrebbe, a detta di Veronica Panarello, Andrea Stival trasportato furtivamente nella sua macchina per entrare a casa.
CONCLUSIONI
Se
saranno seguite le mie indicazioni il caso sarà risolto per quanto
riguarda sia le accuse di Veronica Panarello al suocero, sia la
presenza o l'assenza di una persona all'interno della sua macchina
nei tragitti sensibili.
Distinti
saluti.
Prof.
Carmelo Lavorino criminologo, criminalista, profiler, analista della
scena del crimine.
lunedì 8 febbraio 2016
TRE CONVEGNI DI CRIMINOLOGIA E INVESTIGAZIONE CRIMINALE A GAETA
EVENTI SCIENTIFICI
CULTURALI ORGANIZZATI DAL CESCRIN
"INCONTRO
COL CRIMINOLOGO PROFILER:IL
CRIMINE VIOLENTO, L'OMICIDIO E LE DONNE VITTIME. ASPETTI
CRIMINOLOGICI E SOCIALI"
Venerdì
4 Marzo 2016 – Ore 16:30 – 19:30
Hotel
Serapo – Sala Conferenze - Via Firenze, 11 - GAETA
INGRESSO
LIBERO
PROGRAMMA
- Dott. Cosmo Mitrano, Sindaco di Gaeta - Saluti dell'Aministrazione Comunale. Presentazione dell'Evento e dei Relatori.
- Avv. Prof. Eduardo Rotondi, Presidente della Camera Penale di Cassino, Consulente giuridico del CESCRIN - Introduzione all'Evento. I reati di genere che riguardano le persone più deboli. Aspetti particolari del diritto penale ed evoluzioni nel tempo.
- Prof. Carmelo Lavorino, Criminologo, Criminalista, Profiler, Direttore del CESCRIN - I fondamentali della criminologia e dell'investigazione criminale. Considerazioni ed analisi sul crimine violento, sull'omicidio nei confronti delle donne e sulla prevenzione del fenomeno criminale "femminicidio".
- Dott. Enrico Delli Compagni, Psicologo clinico e forense, Giudice Esperto presso il Tribunale di Sorveglianza di L'Aquila, Docente CESCRIN - Stalking, minacce e molestie; stupro e aggressione a sfondo sessuale: aspetti preventivi.
- Avv. Piergiorgio Di Giuseppe - Il movente nel "femminicidio".
- Avv. Maria Rosaria Battaglia, Delegata Area legale C.R.I. Comitato Locale Sud Pontino – Femminicidio ed aspetti legali. La legge sul "femminicidio".
- D.ssa Maria Cattolico, Psicologa, Addetta al supporto psicologico C.R.I. Sud Pontino - Sindrome della donna maltrattata. Primo colloquio della vittima di maltrattamento.
PATROCINIO
CROCE ROSSO ITALIANA – CRI – COMITATO LOCALE SUD PONTINO
CLUB NAUTICO GAETA - HOTEL SERAPO
22 APRILE 2016: "LA PEDOFILIA E LA PEDOCRIMINALITA'"
DATA DA DEFINIRE "AGGRESSIVITA', GIOVANI E CRIMINI VIOLENTI"
sabato 30 gennaio 2016
OMICIDIO INCORVAIA: OMICIDIO ...
Morte del Brigadiere dei Carabinieri Salvatore Incorvaia
Cold
case del 1994 ... OMICIDIO ...
NON SUICIDIO !!!
Conferenza
Stampa - Giovedì
11 febbraio 2016 - Ore
15:30
MONZA - Hotel Falcone - Corso Milano 5 - Tel. 039 2300187
MONZA - Hotel Falcone - Corso Milano 5 - Tel. 039 2300187
Il prof.
Carmelo Lavorino, criminologo, criminalista, analista della scena del
crimine e profiler, consulente della Famiglia INCORVAIA, esporrà
tutti gli ELEMENTI NUOVI PER LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI E I MOTIVI
DI CERTEZZA ASSOLUTA CHE SI TRATTA DI OMICIDIO E NON DI SUICIDIO.
INTERVERRANNO
I FAMILIARI DEL
BRIG. SALVATORE INCORVAIA
INGRESSO
LIBERO SU PRENOTAZIONE a cescrin@gmail.com
Organizzazione
CESCRIN detcrime.blogspot.it www.carmelolavorino.com
MORTE
DEL BRIGADIERE CC SALVATORE INCORVAIA, COLD CASE DEL 1994: SETTIMANA
CRUCIALE PER LA VERITÀ E LA GIUSTIZIA.
Giovedì
11 febbraio si decide una volta per tutte se la morte del brigadiere
è suicidio oppure omicidio, morte avvenuta la notte del 16 giugno
1994, 21 anni fa. A termine della Camera di consiglio e per le ore
15:30 abbiamo organizzato una conferenza stampa presso l'Hotel
Falcone di Monza per spiegare all'opinione pubblica come stanno le
cose.
Non vi
è alcun motivo che depone per il suicidio, al 100% si tratta di
omicidio: ciononostante gli inquirenti sono entrati nel deserto
dell'errore d'equipe, di fonte autorevole e
del convincimento autoriverberante e non escono dal
deserto. Tale contesto errorifico-orrorifico iniziò nel 1994
con la consulenza autoptica del medico legale il quale, commettendo
errori e superficialità che un eccellente professore come lui mai e
poi mai avrebbe potuto/dovuto commettere, concluse che la morte era
per suicidio. In seguito il medico legale, denunciato dal padre del
brigadiere, ammise la maggior parte dei propri errori...però...si
disse sempre convinto che si trattava di suicido (!?...sic!!!).
Due
anni fa i familiari del brigadiere hanno presentato istanza per la
riapertura delle indagini allegando una mia consulenza tecnica,
successivamente il padre ha presentato denuncia-querela nei confronti
di cinque persone che, a suo dire, avrebbero commesso una serie di
errori tutti strumentali al depistaggio delle indagini: ebbene, il Pm
(1) rifiuta la riapertura delle indagini con argomentazioni che
critico e non condivido e impregnate del pregiudizio suicidiario, (2)
chiede l'archiviazione della denuncia-querela perché questa è
basata sul presupposto che la morte del brigadiere sia omicidio e non
invece suicidio (!?). A mio avviso il Pm dà per scontato il
presupposto del suicidio e pone tale conclusione a lui gradita come
presupposto, in logica si chiama “errore di petizione di
principio”.
È
OVVIO CHE I FAMILIARI DEL BRIGADIERE CHIEDERANNO ALLA PROCURA
GENERALE DI MILANO L'AVOCAZIONE DELLE INDAGINI.
***
RIPORTO
UNO STRALCIO DELL'OPPOSIZIONE DEI FAMILIARI DEL BRIGADIERE ALLA
RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE ED AL RIGETTO DELLA RIAPERTURA DELLE
INDAGINI PER OMICIDIO, IN TALE STRALCIO VI SONO INSERITI PER MOTIVI
DI OPPORTUNITÀ QUATTRO OMISSIS CHE SARANNO ESPLICITATI IN SEDE DI
CONFERENZA STAMPA.
(…)
Nonostante
un'opera meticolosa, scientifica, oggettiva, sottoposta a controlli
di gruppo e incrociati (e non certo
"di
parte" come sostenuto
dalla Procura)
come quella del Prof. LAVORINO e dei suoi collaboratori, e
al cospetto della
nostra sofferenza di Famiglia che da 20 anni è
costretta a patire la negazione di circostanze evidenti,
il Pubblico
Ministero
ha rigettato il tutto con due pagine di motivazioni, intimamente
contraddittorie e che nulla dicono dal punto di vista scientifico,
investigativo, criminalistico e criminologico, come in seguito si
andrà a motivare.
(…)
L'ISTANZA
PER LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI PROPONEVA I SEGUENTI OTTO
PUNTI DI CONCLUSIONE SUPPORTATI DA SEDICI ELEMENTI INVESTIGATIVI
FONDANTI I CITATI PUNTI, ALL'UOPO SI ELENCA SINTETICAMENTE QUANTO IL
PM NON CONFUTA E NON MOTIVA IN NEGATIVO:
A-
GLI OTTO PUNTI NUOVI:
PUNTO
1 - NON
SI TRATTA DI ATTO SUICIDIARIO BENSÌ DI OMICIDIO
ABILMENTE CAMUFFATO DA SUICIDIO.
PUNTO
2 - L'OMICIDIO È STATO PERPRETATO DA
UNA COMBINAZIONE CRIMINALE ABILE, ORGANIZZATA,
PIANIFICATRICE,
CONOSCITRICE DELLE ARMI, DELLA BALISTICA E DELLE TECNICHE
INVESTIGATIVE DELL'EPOCA, CON PARTICOLARI CARATTERISTICHE,
POSSIBILITÀ, OPPORTUNITÀ, CAPACITÀ DI CONOSCENZA, D'INTERVENTO E
DI CONTROLLO.
PUNTO
3 - SALVATORE
INCORVAIA NON
AVEVA
ALCUN MOTIVO ED ALCUNA TENDENZA ALL'ATTO SUICIDIARIO, COSÌ COME
MEGLIO SPECIFICATO AL PUNTO DI CONCLUSIONE 1.
PUNTO
4 - VI
È LA CERTEZZA LOGICA-SCIENTIFICA-CRIMINALISTICA CHE AL MOMENTO DELLO
SPARO INCORVAIA NON
IMPUGNAVA LA PISTOLA, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AGLI ELEMENTI
INVESTIGATIVI 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10.
PUNTO
5 - VI
È LA CERTEZZA SCIENTIFICA-LOGICA-CRIMINALISTICA CHE L'EVENTO
OMICIDIARIO CHE HA VISTO E DETERMINATO L'ESPLOSIONE DEL COLPO MORTALE
CONTRO IL BRIGADIERE SALVATORE INCORVAIA (OMISSIS...), COSÌ COME
MEGLIO SPECIFICATO AL PUNTO DI CONCLUSIONE-INVESTIGATIVO 11.
PUNTO
6 - TRATTASI
DI ATTO OMICIDIARIO (OMISSIS...) SEGUITO DA ABILISSIMA OPERA COMBINATA E COMPLESSA DI ALTERAZIONE
DELLA SCENA E DEPISTAGGIO, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AI PUNTI DI
CONCLUSIONE-INVESTIGATIVI 12, 13.
PUNTO
7 - VI È STATA
UN'ABILISSIMA OPERA COMBINATA E COMPLESSA DI ALTERAZIONE DELLA SCENA
E DI DEPISTAGGIO MESSA IN ESSERE DA UNA COMBINAZIONE CRIMINALE
ORGANIZZATA E CONOSCITRICE ANCHE DELLE ATTIVITÀ DELLA VITTIMA, COSÌ
COME MEGLIO SPECIFICATO AGLI ELEMENTI INVESTIGATIVI 14, 15, 16.
PUNTO
8 - DEVONO
ESSERE ATTUATE METICOLOSE, DELICATE E SEGRETISSIME INVESTIGAZIONI PER
INDIVIDUARE, DISCRIMINARE, DEFINIRE, CLASSIFICARE E SISTEMIZZARE I
RUOLI, I RANGHI, I COMPORTAMENTI, GLI OBIETTIVI, LE MOTIVAZIONI, I
MOVENTI E GLI INTERESSI DI "CHI,
COME, QUANDO, PERCHÉ, IN CHE MODO, CON CHI E DOVE"
ABBIA ALTERATO LA SCENA, INQUINATO, DEPISTATO E FUORVIATO LE
INDAGINI, COSÌ COME MEGLIO SPECIFICATO AGLI ELEMENTI INVESTIGATIVI
12, 13, 14, 15, 16.
B-
I SEDICI ELEMENTI INVESTIGATIVI:
I
punti di conclusione della RELAZIONE LAVORINO in seguito riportati
sono tutti elementi investigativi, criminalistici, criminologici e
d'intelligence che singolarmente, a gruppi, globalmente e interrelati
sono
univoci, certi, precisi, forti e concordanti nel dimostrare quanto
precedentemente enunciato agli elementi nuovi I, II, III, IV, V, VI,
VII, VIII.
1)
le conclusioni dell'autopsia psicologica del
Dott. ENRICO DELLI COMPAGNI psicologo ALLA
QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
2)
l'assenza di microspruzzi ematici sul dorso della mano destra e sul
polso del brig. Salvatore INCORVAIA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO
RIFERIMENTO;
3)
l'assenza di consistenti residui di sparo sul dorso della mano destra
del brigadiere ALLA QUALE IL PM FA RIFERIMENTO RICONOSCENDONE
LA PROBALITÀ;
4)
l'incompatibilità delle OTTO macchiette di sangue sulla manica
destra e delle DUE macchiette di sangue sulla camicia (lato destro,
vicino la cintura) con l'atto suicidiario, dimostrata tramite il
Metodo BPA, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO
RIFERIMENTO;
5)
l'assenza (a) sulla manica destra e sulla spalla destra della giacca
di Incorvaia e sulla camicia delle macchie di sangue indicatrici di
atto suicidiario e definite dal metodo BPA come BACK SPATTER, (b)
sulla canna della pistola ed al suo interno del c.d. "effetto di
ritorno del sangue" (draw back), CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA
QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
6)
l'assenza sul sedile, sul montante sinistro della vettura, sul
tettuccio della vettura e sul finestrino anteriore sinistro delle
macchie di sangue definite dalla BPA come FORWARD SPATTER,
CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
7) la
certezza che la distanza di sparo è di almeno 5 cm, evidenza che
reca ulteriore vulnus all'ipotesi suicidiaria, CIRCOSTANZA COMPLESSA
ALLA QUALE IL PM NON FA RIFERIMENTO TRANNE CHE RIPRENDERLA
MINIMAMENTE E INDIRETTAMENTE QUANDO SI RIFERISCE ALL'ASSENZA DEL VIVO
DI VOLATA;
8)
l'impossibilità dell'esistenza della linea retta di sparo formata
dai quattro punti critici (1) la bocca di fuoco, (2) il foro
d'entrata, (3) il foro d'uscita, (4) il foro sul montante provocato
dall'ogiva fuoruscita dalla tempia sinistra dimostrata tramite la
RITRIDEC (Ricostruzione tridimensionale della scena del crimine), CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO
RIFERIMENTO;
9) la
dilatazione-ovalizzazione dell'orletto di struscio sul montante
sinistro della vettura lasciato dall'ogiva, PALESEMENTE incompatibile
con la linea retta di sparo formata dai quattro punti critici,
CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO;
10)
l'impossibilità dell'autoesplosione del colpo da parte di Incorvaia
dimostrata tramite il combinato disposto della BPA e della RITRIDEC,
CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO E
CHE INVECE TRAVISA;
11)
le assenze singole e l'assenza globale dell'effetto FORWARD SPATTER
sul montante
sinistro
della vettura (dove si sarebbe conficcata l'ogiva mortale), sul
tettuccio
della vettura
e sul
finestrino anteriore sinistro,
provano che Incorvaia (OMISSIS...): trattasi del sangue che segue
la direzione di moto del proiettile, CIRCOSTANZA COMPLESSA ALLA QUALE
IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO E CHE INVECE TRAVISA;
12)
13) 14) 15) 16) un insieme di considerazioni, conclusioni,
osservazioni e constatazioni CCII (Criminalistiche Criminologiche
Investigative Intelligence) dimostrano sia l'esistenza di indicatori
dell'omicidio tutti incompatibili con l'ipotesi suicidiaria, sia
l'esistenza dell'evento omicidio organizzato, di uno speciale modus
operandi e di una specialissima attività di autoconservazione e
autosicurezza da parte della combinazione criminale per "farla
franca" (obiettivo, purtroppo, raggiunto), AI QUALI PUNTI
COMPLESSI E SISTEMICI IL PM NON FA MINIMO RIFERIMENTO.
(...)
NON
SI COMPRENDE CON QUALE LOGICA E CON QUALE BASE SCIENTIFICA IL PM
ABBIA CONFUTATO APODITTICAMENTE I SUDDETTI OTTO PUNTI E I SEDICI
ELEMENTI INVESTIGATIVI SENZA MOTIVAZIONE ALCUNA.
(...)
RICHIESTE
Per
tutto quanto sopra esposto i sottoscritti INCORVAIA Giuseppe e
INCORVAIA Sabina si oppongono alla richiesta di archiviazione del
Pubblico Ministero e chiedono che le indagini proseguano in modo
creativo, lungimirante e sistemico, fra
cui
(1) (OMISSIS...),
(2) l'individuazione dell'abile regista che ha condizionato
l'inchiesta sino a fare determinare anche grazie ai vari depistaggi
il falso scenario suicidiario, così coprendo la combinazione
criminale assassina.
I
sottoscritti chiedono in particolare che sulla base dei motivi e
degli aspetti criminologici, criminalistici e investigativi esposti
il Giudice restituisca gli atti al Pubblico Ministero per compiere
un atto di indagine decisivo: una consulenza tecnica
multidisciplinare e quindi collegiale (alla quale pertecipino anche i
nostri esperti) che stabilisca definitivamente (1) se trattasi
di azione omicidiaria oppure suicidiaria, attraverso
l’applicazione di discipline e tecniche scientifiche quali la BPA
(Blood Pattern Analisys), la RITRIDEC (Ricostruzione tridimensionale
della scena del crimine), la balistica, la logica dell'investigazione
criminale, e di ogni altra ritenuta utile e/o necessaria per la
corretta ricostruzione della dinamica del fatto e che valuti se i
cinque denunciati, (2) quali siano gli errori commessi durante
l'inchiesta e le loro implicazioni.
Quanto
sopra per acquisire un riscontro alle conclusioni ed alle tesi
contenute nella relazione di consulenza tecnica del Prof. LAVORINO e
dei suoi Collaboratori, che se confermate annullerebbero
completamente i dubbi e le conclusioni (comunque apodittiche e prive
di alcuna motivazione) su cui la Procura ha fondato il giudizio di
insussistenza di qualsiasi reato, a partire dall’omicidio
volontario. La conferma della tesi omicidiaria farebbe luce sulla
verità dei fatti, e renderebbe necessarie indagini sulle ipotesi di
depistaggio denunciate.
ANTEFATTO
La
sera del 16 giugno 1994 SALVATORE
INCORVAIA
esce di casa alle 21:30 circa, dopo cena.
Nota: Non avendo il medico legale esaminato il contenuto gastrico è
impossibile determinare quante ore dopo cena il brigadiere Incorvaia
sia morto. La
moglie ha dichiarato che non vi è stata alcuna discussione o alcun
litigio.
Il
brigadiere Incorvaia si reca dal collega ed amico per sfogarsi di
alcune incomprensioni che aveva col comandante della Stazione dei
carabinieri di Vimercate. Il collega ha dichiarato che non vi era
stato alcun litigio fra l'Incorvaia e la moglie, precisando che il
brigadiere Incorvaia era agitato per problemi di lavoro all'interno
della Stazione dei Carabinieri di Vimercate.
Incorvaia
alle 23:55 lascia l'abitazione del collega e si reca al bar Tulipan
in Vimercate, per bere una birra della sua marca preferita, la Du
Demon. La
proprietaria del locale ha dichiarato che Incorvaia non era
preoccupato e nemmeno dedito all'alcool.
A
mezzanotte e trenta Incorvaia esce dal bar Tulipan e si dirige verso
Oreno. Nota: Oreno
è il luogo dove il brigadiere Incorvaia sarà rinvenuto cadavere e
dove era consapevole, tanto da averlo annotato in agenda, che
avveniva spaccio di droga (rif. nota su agenda del 16/06/1992, pag.
117
AUTOPSIA
PSICOLOGICA).
La
mattina seguente il cadavere di Incorvaia viene rinvenuto da un
passante, in una zona di campagna di Oreno, nei pressi della
provinciale che collega Vimercate ad Arcore. Fra le mani, distanti
una trentina di centimetri, c'è la pistola d'ordinanza con la canna
rivolta verso sinistra; il finestrino anteriore destro
in frantumi,
quello posteriore destro abbassato; le luci di posizione accese, la
macchina non risulta chiusa con le sicure; il motore è spento; le
chiavi risultano inserite nel blocco di accensione in posizione “luci
di parcheggio”. Nonostante
fosse frantumato il finestrino destro, lato del passeggero, il medico
legale basa la sua consulenza e la
ricostruzione della dinamica dei fatti sul falso presupposto che il
finestrino rotto fosse il sinistro e, incredibilmente, non tiene
conto che sul dorso della mano destra (quella che avrebbe dovuto
esplodere il colpo) non vi era alcun microspruzzo di sangue, che
sulla mano destra vi era UNA SOLA PARTICELLA TERNARIA DI RESIDUO DI
SPARO, che le macchie di sangue erano INCOMPATIBILI con atto
suicidiario, che molte cose NON quadravano.
Il
23/02/95 il PM della Procura della Repubblica presso il Tribunale di
Monza avanza al Gip, ai sensi dell'art. 415 c.p.p., una richiesta di
archiviazione del procedimento penale contro ignoti n. 619/94
R.G.N.R. – n. 1832/94 R.I.G.P. poiché «la
perizia autoptica ha concluso che tutti gli elementi sostanziali, i
dati anamnestici e anatomopatologici orientano verso un'azione
suicidiaria e non vi sono elementi in contrasto con tale ipotesi».
Il
24/02/95, l'ufficio
del Gip emette un decreto di archiviazione del procedimento penale n.
619/94 R.G.N.R. – n. 1832/94 R.I.G.P. Dove dispone
l'archiviazione, ordina la restituzione degli atti al PM, «il
dissequestro e la restituzione all'Arma dei Carabinieri della pistola
e dei proiettili sequestrati»
con la motivazione che «non
sono emerse alcune responsabilità di terzi».
Così
si è formato il convincimento del suicidio, che noi contestiamo in
toto.
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