domenica 23 ottobre 2016

PRIME CONSIDERAZIONI SUL KILLER DI ALBANO CROCCO

PRIME CONSIDERAZIONI SUL KILLER DI ALBANO CROCCO, IL CERCATORE DI FUNGHI DECAPITATO IN PROVINCIA DI GENOVA

     È un elemento investigativo molto forte che l’aggressione ad Albano Crocco sia avvenuta nei pressi dell’abitazione del nipote Claudio Borgarelli. Questo però lascia un dubbio: "Come poteva pensare Borgarelli di uccidere lo zio in quei modi, tempi, situazioni e luoghi e pensare di farla franca? Sapeva che sarebbe stato il primo sospettato e che le attenzioni si sarebbero concentrate su di lui a tutti i livelli. Si può pianificare l’omicidio del proprio zio nei pressi della propria abitazione e sperare di farla franca?"

     Attendere la vittima o seguirla, spararle alla spalle, decapitarla, manipolarla, toccarla, trasportarla via, buttarne il cadavere nel burrone è un’attiva lunga e complessa che lascia sull’assassino tracce del tipo balistico, biologico ed ematico, merceologico, comportamentale e fisico. Il trasporto presuppone un complice e/o un mezzo e una notevole forza fisica. 
     Gli inquirenti hanno puntato il nipote, ritengo che sia meglio guardare verso tutte le direzioni perché se il nipote è innocente ci si avvia verso un altro omicidio irrisolto.
     Il caso può essere risolto studiando a fondo la scena del crimine, la vittimologia, i reperti, gli orari e la situazione, le testimonianze e tutte le tracce, elementi che allo stato dei fatti non conosciamo e che conoscono – in parte – solo gli inquirenti.

     Il metodo criminoesecutivo della decapitazione deve essere valutato sotto gli aspetti strumentali e di modus operandi delle possibilità e delle capacità dell’esecutore, delle sue tendenze e competenze tecniche criminali, dei bisogni intimi e segreti che egli ha voluto gratificare attuando proprio la decapitazione. Questo metodo uccisorio ha diversi significati simbolici-omicidiari-punitivi, sia a seconda dell’arma, della religione, dell’etnia e dello stato psichico dell’uccisore, sia dello stato della vittima (se prigioniero, se nemico in battaglia, se fuggiasco, se vittima attesa e/o caduta in trappola), sia della punizione che si vuole infliggere alla vittima e del messaggio che si vuole lanciare ai famigliari della vittima ed alla società. 
     Il killer era consapevole che decapitare la vittima e trasportarne il corpo gli faceva allungare i tempi esecutivi e di rischio, ma ha dovuto farlo altrimenti non avrebbe raggiunto quella gratificazione intima che cercava proprio con la decapitazione.  

     Per ora possiamo dire che l’assassino di Albano Crocco è un soggetto spietato, primitivo e crudele, attrezzato con fucile ed arma di decapitazione – attenzione, non pensiamo solo all’arma tipo machete, può essere una mannaia, un coltello, una katana o similari perché potremmo depistarci - , è un soggetto conoscitore del territorio, non anziano, forte fisicamente, scattante, determinato e motivato. Un soggetto esperto di caccia, nell’uso del fucile e dell’arma bianca da taglio, conoscitore del territorio e dell’ambiente.
     È un soggetto rabbioso, che ha voluto/dovuto firmare l’omicidio con la decapitazione della vittima e lo sbarazzamento del corpo tramite precipitazione in un burrone (sicurezza di sé, autoaffermazione e disprezzo verso la vittima). Un soggetto in preda a una vendetta ossessiva compulsiva, un soggetto parzialmente organizzato, rituale e ossessionato, che aggredisce, ferisce, decapita, uccide, trascina il corpo per  buttarlo via come eliminazione della zavorra, che porta via la testa come trofeo, che lascia un messaggio di morte, di terrore e di mistero.
     Il modus operandi del killer presenta tratti professionali e tratti impetuosi. Tratti professionali in quanto il killer era attrezzato logisticamente per la disattivazione della vittima tramite il fucile, per la sua decapitazione e per il trasporto, tratti d’impeto perché ha lasciato tracce biologiche e papillari di sé, tracce del tipo psicologico quali vendetta, odio traboccante, rabbia esplosa, fortissima motivazione del tipo personale.

     La vendetta non è necessariamente contro Albano Crocco come tale, può anche essere una vendetta del tipo simbolico “A chi tocca tocca”, cioè “vittima indiscriminata” a opera del "missionario giustiziere", quindi contro i cacciatori profanatori della natura e della fauna, oppure contro gli infedeli, contro un’etnia particolare: ancora non escludo nulla, il quadro è ancora troppo ampio. Claudio Borgarelli merita di essere attenzionato perché aveva movente, opportunità, capacità, possibilità e stanzialità nell’esecuzione  del crimine, però, come già detto, si deve guardare verso tutte le direzioni. Però bisogna tenere conto della firma psicologica (la gratificazione ottenuta dal soggetto ignoto tramite questo modo di dare la morte ed auto affermarsi), del modus operandi violento, spietato e professionale, delle poche accortezze nel non lasciare tracce di sé.
     È molto importante che il soggetto ignoto non abbia messo in posa la vittima e che non abbia composto la scena, bensì ha scelto e gradito buttarla via con profondo disprezzo appropriandosi della sua testa, come trofeo per rivivere il delitto, per collezionismo, in segno di sfregio e di esaltazione del proprio potere, per messaggio simbolico alla popolazione, ai media ed agli inquirenti. 
     Di fatto ha spersonalizzato la vittima togliendole l’identità, oltraggiandola anche “oltre la morte”!

     Qui realmente occorre lo studio analitico e sistemico del territorio, dei percorsi e delle tracce di qualunque tipo, dei tabulati telefonici e delle celle che hanno agganciato tutti i cellulari passati per la zona, le videocamere presenti sui vari tragitti, sulle farmacie, sui distributori di carburante et similia, le abitudini della vittima, per individuare e definire le opportunità godute dal killer, le sue possibilità esecutive e le sue capacità criminali.
     Albano Crocco può essere stato atteso, appostato, oppure pedinato, o invece può essersi trovato sul punto sbagliato, nella situazione sbagliata e nel momento sbagliato. 

     Il killer, non si sa se una o più persone – lasciamo stare la deduzione che il killer debba essere una persona sola perché la vittima decapitata è stata trascinata in modo convulso tanto da farle perdere portafogli e cellulare (poteva accadere anche con più persone) -aveva con sé fucile ed arma da taglio, quindi era pronto a uccidere ed a decapitare ed ha obbedito all’istinto assassino, però ha lasciate di sé tracce biologiche e papillari e, probabilmente, anche comportamentali e telematiche (telefoniche, scontrini, video e visive di passaggio). Ha organizzato l’omicidio perché lo ha immaginato e fantasticato, ma non si è premunito di mettere in essere atti di autoconservazione per farla franca, per non lasciare tracciare di sé: per questo dico che è un killer “semiorganizzato o del tipo misto”. 

     Il movente potrebbe non essere del tipo diretto contro la vittima, ma proprio del tipo “a chi tocca”, e qui inquadriamo il profilo di un killer del tipo giustiziere missionario, che ha subito un crollo psicotico, che obbedisce alla slatentizzazione dell’istinto assassino “grazie” a ideologia perversa unita al crollo psicotico. In questo contesto non ha scelto la vittima per un movente del tipo diretto contro questa, ma solo perché Crocco è stato sfortunato.
     Il crollo psicotico è un momento di rottura molto forte che il soggetto ignoto ha potuto subire nella sua storia personale, sino a cadere nel baratro dell’obbedienza totale agli istinti omicidi. Nella fattispecie può essere associato ad eventi di natura traumatica, quali violazioni della dignità personale e dell'integrità del corpo del soggetto ignoto, oppure a un evento fortemente stressante (fattore di stress) che giunto a un accumulo enorme e intollerabile ha fatto l’aggressività con un modus operandi semiorganizzato e violento. Organizzato nell’agire il crimine, ma non nel depistare.

venerdì 7 ottobre 2016

IL METODO PER ACCERTARE L'ACCUSA DI VERONICA AL SUOCERO

PROCESSO CONTRO VERONICA PANARELLO. ACCERTAMENTO INVESTIGATIVO. UN QUADRUPLICE ESPERIMENTO TECNICO INVESTIGATIVO CON LA MACCHINA DI VERONICA. Ripropongo lo stralcio delle indicazioni che il 29 febbraio 2016 inviai al Procuratore Capo di Ragusa ed agli Avvocati delle Parti processuali, cosciente che avrebbero fatto finta di non sentire per motivi machiavellici alcuni e/o di primadonnismo altri. 
Ecco l'aspetto più importante. 
Veronica afferma che il suocero si è seduto sul sedile posteriore lato passeggero della propria vettura (una WS Polo) e con tale carico si è diretta verso il Vecchio Mulino; che lì si sono liberati di Lorys; che dopo un brevissimo tragitto ha scaricato il suocero il quale si è diretto a casa; che da lì lei è tornata da sola in macchina.
Ebbene, la vettura di Veronica è stata immortalata diversa volte sia in andata verso il Vecchio Mulino che al ritorno: all'andata col carico anteriore di Veronica e di Lorys (kg 50 + 18) e col carico posteriore di Andrea Stival (kg 70); al ritorno col carico anteriore della sola Veronica e nessun carico posteriore, quindi, alleggerita al carico posteriore di kg 70 ed all'anteriore di kg 18: di fatto, secondo la versione di Veronica, all'andata il carico anteriore era di circa 70 kg e quello posteriore di circa 70 kg, al ritorno il carico anteriore era di circa 50 kg e quello posteriore uguale a zero kg, quindi UNO SQUILIBRIO EVIDENTE!
Appare evidente che si debbano effettuare i seguenti esperimenti ed accertamenti tecnici:
  1. verificare dalle immagini di tutte le videocamere se all'andata ed al ritorno la vettura di Veronica presenta le caratteristiche parametriche di un carico posteriore all'andata di kg 70 ed al ritorno di un carico posteriore di kg zero, cioè, se vi sono dislivelli fra la parte anteriore e quella posteriore della vettura prodotti dalla differenza del carico posteriore di 70 kg e di che tipo: è possibile effettuare tali accertamenti tramite appositi fermi immagine ed appropriati ingrandimenti, oltre che ad effettuare adeguati esperimenti tecnici di simulazione e la ricostruzione tridimensionale delle scene dei luoghi e dei tragitti;
  2. ripetere con la vettura di Veronica o con una di uguali caratteristiche, alla stessa velocità ed alle stesse condizioni ambientali del 29 novembre 2014: (1) il tragitto di andata con una persona dello stesso peso di Veronica e con un peso di kg 18 come carico anteriore e nessun carico posteriore; (2) il tragitto di ritorno con la vettura priva del carico anteriore di kg 18; dopodiché confrontare le immagini del filmato con quelle del 29 novembre e verificare se vi sono differenze o non e, in caso positivo, di quale tipo e per quali ragioni;
  3. ripetere con la vettura di Veronica o con una di uguali caratteristiche, alla stessa velocità ed alle stesse condizioni ambientali del 29 novembre 2014: (1) il tragitto di andata con una persona dello stesso peso di Veronica e con un peso di kg 18 come carico anteriore e con una persona di kg 70 come carico posteriore; (2) il tragitto di ritorno con la vettura priva del carico anteriore di kg 18 e del carico posteriore di kg 70; dopodiché confrontare le immagini del filmato con quelle del 29 novembre e verificare se vi sono differenze o non e, in caso positivo, di quale tipo e per quali ragioni;
  4. comparare tutte le immagini dei tre esperimenti riferite a ogni punto, locazione e coordinate geografiche delle vetture riprese nei frames, e ricercare eventuali squilibri di peso fra i carichi anteriori e quelli posteriori, e quant'altro utile alle investigazioni;
  5. quanto ai precedenti quattro punti si deve applicare allo scenario che vedrebbe, a detta di Veronica Panarello, Andrea Stival trasportato furtivamente nella sua macchina per entrare a casa.
CONCLUSIONI
Se saranno seguite le mie indicazioni il caso sarà risolto per quanto riguarda sia le accuse di Veronica Panarello al suocero, sia la presenza o l'assenza di una persona all'interno della sua macchina nei tragitti sensibili.
Distinti saluti.
Prof. Carmelo Lavorino criminologo, criminalista, profiler, analista della scena del crimine.
EBBENE, SI SONO BEN GUARDATI DAL SEGUIRE LE MIE INDICAZIONI PER I MOTIVI CITATI, E TUTTO QUESTO A DISCAPITO DELLA VERITA' E DELLA GIUSTIZIA, STANNO SOLAMENTE TENTANDO DI DIMOSTRARE O SMONTARE UN MOVENTE DISCORDANTE E ANTITETICO...SCRISSE IL MANZONI "Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non vedere la cosa che non piace, ma non per vedere quella che si desidera": a buon intenditor...!!!